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A caccia degli “immobili fantasma”. La riforma del catasto sarà attiva dal 2026.

La riforma del catasto è un cantiere aperto con l’obiettivo di contenere al massimo gli abusi edilizi e “ristrutturare” il nostro patrimonio immobiliare. L’ultima riforma catastale risale al biennio 1988/89.

Il progetto dell’ultimo esecutivo si era arenato davanti alla pioggia di modifiche presentate dalle forze politiche in Parlamento. Tra le proposte discusse in Commissione Finanze, c’era quella di parte del centrodestra di sopprimere il contestato articolo 6 del Disegno di Legge delega fiscale, per contrastare l’aggiornamento costante dei valori di mercato degli immobili, la revisione degli estimi catastali.

Una regola che, secondo i contestatori, determinerebbe un aumento di tasse a carico dei proprietari cittadini. Un pericolo che il presidente Mario Draghi esclude categoricamente. L’ex presidente della Banca Centrale Europea assicura che le variazioni di gettito non cambieranno nulla. I dati reali non sarebbero usati come base imponibile per nuove tassazioni.

Il nuovo catasto disponibile dal 2026

I movimenti politici non sembrano fidarsi delle promesse, anche perché gli effetti della riforma comincerebbero a vedersi a partire dal primo gennaio 2026, quando il nuovo catasto verrebbe reso disponibile. Per questo, è stato proposto uno spacchettamento della riforma fiscale da quella del catasto. Inoltre, è stata chiesta l’esclusione dalla delega fiscale della revisione degli estimi catastali. Le critiche sulla riforma si basano sulla regola che un ricalcolo dei valori immobiliari porterebbe di conseguenza a una variazione del modello Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) e dei tributi Imu, imposta di registro, sulle successioni e donazioni e Irpef. 

La finalità prioritaria resta quella di consentire un maggiore controllo del patrimonio immobiliare italiano, favorendo l’emersione di case non censite, o censite sulla base di rendite che non rispettano la reale consistenza e la destinazione degli stessi immobili. Le cosiddette case fantasma. Senza escludere i terreni edificabili accatastati come agricoli e gli immobili abusivi.

Verso una tassa patrimoniale?

Le levate di scudi sono soprattutto da parte di chi vede in questa riforma un primo passo verso l’eterna diatriba sull’introduzione o meno della tassa patrimoniale, per rimpinguare le casse indebitate dello Stato. Secondo un rapporto pubblicato da Banca d’Italia, i proprietari immobiliari in Italia sono 25,5 milioni. Di questi, 1.400.000 hanno un reddito superiore a 55 mila euro, e tra di loro 780 mila superano anche i 75 mila euro.

di Nicola Teofilo

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