Con l’arrivo della stagione estiva cresce l’attenzione per gli affitti brevi, con un numero sempre maggiore di italiani che scelgono di trasformare il proprio appartamento in un bed & breakfast. In parallelo, però, si registra anche una crescita esponenziale delle lamentele da parte del vicinato nei confronti di chi si occupa di questo tipo di attività imprenditoriali.
Il regolamento: a che punto siamo in Italia?
Nonostante gli ormai numerosi interventi giuridici in materia, nel nostro Paese sembra essere ancora assente un orientamento preciso sulla natura delle attività di b&b e affitti brevi. Come spiegato da un recente articolo del Sole 24 Ore, a livello generale il divieto di svolgere tali attività deve essere previsto dal contratto stipulato; può anche essere espresso da una delibera assembleare assunta con il consenso da parte di tutti i partecipanti. La stessa modalità deve riguardare anche la delibera della clausola da inserire nel regolamento già esistente per vietare lo svolgimento in condominio di questo tipo di attività.
Si tratta, in ogni caso, di clausole che devono essere scritte in modo chiaro ed esplicito. Quando, ad esempio, il regolamento vieta che l’immobile in questione venga destinato ad attività diverse dall’uso abitativo, viene esclusa la possibilità di offrire affitti brevi o soggiorni temporanei all’interno dell’appartamento. Chi intende adibire il proprio immobile ad affitti temporanei non dovrà basarsi unicamente sulle leggi regionali per lo svolgimento delle attività di bed & breakfast: sarà necessario, invece, considerare in primo luogo quelle relative al regolamento contrattuale o convenzionale, che prevale sulla normativa regionale.
di Francesca Lauritano
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