La cedolare secca può essere applicata all’affitto di immobili commerciali, anche nel caso in cui il contratto di locazione preveda una quota di canone variabile. A fare chiarezza sulla questione è stata l’Agenzia delle Entrate, che in una recente nota ha risposto a un dubbio sollevato su questo tema da un contribuente.
Ricordiamo che l’opzione della cedolare secca per l’affitto di negozi, uffici e altri immobili di categoria catastale C\1 è stata introdotta dall’ultima Manovra di bilancio, in vigore fino al prossimo 31 dicembre 2019, sulla base delle regole stabilite dal Decreto n.23 del 2011 sul regime generale della tassazione sostitutiva Irpef.
Scegliendo l’utilizzo della cedolare secca al 21%, il locatore rinuncia alla facoltà di richiedere l’aggiornamento del canone di locazione, anche se previsto dal contratto, inclusa la variazione accertata dall’ISTAT.
Il chiarimento dell’Agenzia
La possibilità di applicare il regime di tassazione agevolata del 21% anche per l’affitto di immobili di tipo commerciale con canone variabile è stata confermata di recente da un chiarimento dell’Agenzia dell’Entrate. La nota si è resa necessaria a seguito della richiesta di un contribuente che intendeva locare una proprietà attraverso la stipula di un contratto d’affitto costituito da due diverse parti sul fronte del canone: una quota fissa annuale e una quota variabile, calcolata sulla base delle entrate della società.
La parte variabile, secondo quanto confermato dall’Agenzia delle Entrate, non esclude l’applicazione, qualora il proprietario lo desiderasse, della cedolare secca al 21% dal momento che si tratta di una questione diversa rispetto all’aggiornamento del canone ISTAT.
di Francesca Lauritano
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