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Blocco degli sfratti, dubbi sulla legittimità dal Tribunale di Trieste

È stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale l’ordinanza del Tribunale di Trieste che rimette alla Corte Costituzionale la decisione in merito alla legittimità della normativa sul blocco degli sfratti: è quando rende noto Confedilizia.

La decisione del Tribunale di Trieste sul blocco degli sfratti

L’ordinanza del Tribunale di Trieste ha messo consistentemente in discussione la normativa sul blocco degli sfratti, rimettendo al parere della Corte Costituzionale alcuni passaggi della normativa. Come la decisione di sospendere i provvedimenti di rilascio anche per situazioni estranee all’emergenza sanitaria, come ad esempio situazioni di morosità relative al mancato pagamento del canone alle scadenze anteriori alla pandemia.

Illegittimo, secondo il Tribunale di Trieste, è anche prevedere la sospensione dei provvedimenti di rilascio degli immobili: ciò impedisce al Giudice dell’Esecuzione di mettere a confronto le esigenze del proprietario con quelle dell’occupante, ai fini del decidere se disporre la sospensione.

Inoltre, davanti all’abusività dell’occupazione dell’immobile, il medesimo Tribunale sottolinea che “non si comprende il motivo per cui non debba prevalere il ripristino della legalità violata”. La mancata considerazione delle rispettive e concrete situazioni del proprietario e dell’occupante abusivo “non è più costituzionalmente tollerabile”.

Confedilizia: blocco degli sfratti illegittimo secondo la Costituzione

Nel rendere nota la decisione del Tribunale di Trieste, la Confedilizia sottolinea che la decisione in merito alla legittimità o meno della normativa sul blocco degli sfratti si basa su sei articoli della Costituzione.

Questi articoli sono: il numero 3, relativo all’eguaglianza dei cittadini avanti la legge; il 24 sulla possibilità per tutti di agire in giudizio; il 42 che riconosce la proprietà privata; il 47 sulla tutela del risparmio; il 77, in merito all’emanazione di decreti da parte del Governo, e il 117/comma 1 sulla potestà legislativa. Ora sarà la Corte Costituzionale a esprimersi.

di Aurora Tamigio

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