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Case a un euro: sono un vero affare?

Un’idea nata qualche anno fa e che sembrava quasi uno scherzo sta riscuotendo sempre più successo, e non solo fra gli italiani: parliamo delle case che i comuni vendono a 1 euro (o comunque a cifre simboliche) tramite appositi bandi. Ma come funziona? E quali aspetti bisogna considerare prima di lanciarsi nell’affare?

Un guadagno per tutti

Spesso situate in piccoli e suggestivi paesi dell’entroterra che rischiano lo spopolamento (come Ollolai in Sardegna e Gangi in Sicilia), le case vendute a 1 euro appartengono a privati che non possono o non vogliono pagare né gli indispensabili lavori di ristrutturazione né tasse e balzelli e quindi cedono l’immobile ai comuni che, tramite procedura pubblica segnalata sul proprio sito, si occupano della vendita. Così facendo il proprietario si solleva dagli oneri legati alla titolarità del bene e il comune, se il bando ha successo, avrà nuovi abitanti (e utenti) nella zona.

A che cosa prestare attenzione

Per quanto riguarda le caratteristiche e lo stato in cui si trova l’immobile, generalmente le informazioni sono riportate in modo dettagliato nel sito del comune. Ciò che bisogna studiare con particolare cura è il bando stesso, così da capire se si ha il diritto (e l’interesse) a rispondere. Sebbene ogni realtà possa inserire delle clausole specifiche, in linea generale si accettano o comunque si privilegiano coloro che trasferiranno la residenza nella nuova casa e decideranno di avvalersi di mano d’opera locale per la ristrutturazione. Quest’ultima è indispensabile e chi compra l’immobile ha tempo un anno per redigere il progetto, 2 mesi per iniziare i lavori una volta approvato e 3 anni per portarli a termine. Come ulteriore garanzia, il comune spesso richiede una polizza fideiussoria di 5.000 euro da restituire a fine riqualificazione. Spese notarili, volture e accatastamento sono a carico di chi acquista.

di Laura Fabbro

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