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Cedolare secca per i negozi? Presto potrebbe essere realtà

La cedolare secca anche per gli affitti di immobili commerciali. È questa una delle principali novità che potrebbero arrivare dalla legge di bilancio 2019 e che interesserebbero da vicino il settore immobiliare. Tra i fautori della tassazione agevolata anche per le locazioni dei negozi c’è Confedilizia, che da anni chiede di equiparare le regole degli affitti di abitazioni a quelle per gli affitti commerciali.

I vantaggi sarebbero in entrambe le direzioni: sia per lo Stato che per i proprietari di immobili. Da un lato questi ultimi potrebbero risparmiare sulle imposte dovute, dall’altro si riuscirebbe ad arginare il fenomeno degli affitti in nero. Secondo i dati raccolti, grazie alla cedolare secca sugli affitti di abitazioni (introdotta nel 2011) la propensione a eludere o evadere le tasse si è ridotta del 40%. In sostanza, se la cedolare secca fosse applicata anche alle locazioni di immobili commerciali, i proprietari potrebbero optare per la tassazione sostitutiva al 21% al posto delle ordinarie aliquote Irpef, che comporterebbe per loro vantaggi immediati.

Ma che cos’è, in pratica, la cedolare secca? È un regime di tassazione facoltativo che permette ai proprietari di immobili affittati a fini abitativi di scegliere una tassazione forfettaria con aliquota al 10% o al 21% del canone percepito. In questo modo, in sostanza, il locatore sostituisce la tassazione ad aliquota variabile Irpef, le addizionali, le imposte di registro e di bollo con l’applicazione di un’imposta sostitutiva. In particolare la cedolare secca al 10% rappresenta sicuramente un’opzione conveniente per tutti quei contratti a canone concordato, ovvero non soggetti a rivalutazioni Istat e fissi per tutta la durata del contratto di affitto.

di Giovanni Marrucci

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