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Il confine fra etica e domotica

Ogni volta che chiediamo a un assistente vocale di accendere la tv o apriamo una app per gestire il riscaldamento ci stiamo affidando all’intelligenza artificiale: una disciplina scientifica e tecnologica che è ormai sempre più presente nelle nostre vite e nelle nostre case, rese “smart” proprio dall’applicazione dell’intelligenza artificiale alla domotica. Tutto è più veloce, efficiente, comodo e persino economico e sostenibile per l’ambiente, perché con un semplice clic si possono limitare gli sprechi energetici e i rincari in bolletta. Ma c’è un aspetto di cui tenere conto, ovvero le implicazioni etiche che l’innovazione porta con sé.

Dati sensibili e privacy

Prima di farsi prendere dall’entusiasmo di fronte ai progressi scientifici è bene porsi qualche domanda come: in che modo l’intelligenza artificiale sembra conoscerci così a fondo da anticipare i nostri desideri? Il motivo è che la smart home, intesa come insieme di dispositivi in grado di comunicare fra di loro, memorizza i comportamenti degli utenti.

Come tutelarci

La sfida di oggi è quella di creare un’intelligenza artificiale responsabile e affidabile, che non ci faccia vivere con la paura di vedere lesi diritti fondamentali quali l’uguaglianza di trattamento e la privacy. Intanto, anziché rinunciare ai vantaggi del progresso prendiamo qualche semplice provvedimento come rendere il più sicura possibile la nostra rete wifi, cambiandole il nome in modo che non sia riconducibile a noi e modificando la password predefinita; scollegare i dispositivi che non usiamo in modo che non “restino in ascolto” ed effettuare sempre gli aggiornamenti consigliati dai produttori.

di Laura Fabbro

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