Svuotati di turisti e studenti, i centri storici di molte città italiane, ma non solo, si preparano ad affrontare un autunno difficile. Prendiamo il caso di Reggio Emilia, esaminato di recente anche dal Resto del Carlino online: quanti negozi riusciranno a sopravvivere e quanti invece dovranno chiudere perché non in grado di pagare l’affitto?
Il Covid-19 ha peggiorato una crisi in corso da tempo
Il problema delle attività commerciali che non rientrano dei costi dell’affitto non è certo una novità, ma l’emergenza sanitaria l’ha senza dubbio ingigantito. Tuttavia le associazioni di categoria non sembrano concordare sulla strategia per porvi rimedio: già in tempi precrisi, da una parte la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna) lamentava il caro prezzi, dall’altra Confedilizia parlava di tasse troppo elevate.
Punti di vista e soluzioni a confronto
Esaminando nel dettaglio le opinioni di Dino Spallanzani della Cna e di Annamaria Terenziani, presidente di Confedilizia, emergono interpretazioni diverse del problema affitti. Il primo accusa infatti i proprietari di non essere disposti a rivedere i canoni nonostante la crisi generale, con il rischio che di qui ai prossimi mesi aumentino i negozi senza locatari e che, alla lunga, ciò finisca con lo squalificare tutto il centro storico della città. Di parere diverso è la Terenziani, che sulla questione prezzi parla di tassazione troppo elevata, con circa la metà del canone che finisce in imposte. Tra le soluzioni proposte per aiutare le piccole attività ci sono per la Cna i saldi e i parcheggi gratuiti nel pomeriggio, per Confedilizia il ripristino della cedolare secca anche per i negozi come avvenuto lo scorso anno, quando le imposte Irpef al 21% avevano permesso di rinegoziare al ribasso i contratti di locazione.
di Laura Fabbro
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