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Il valore aggiunto della classe energetica per chi cerca casa

Il primo trimestre del 2022 si è aperto con una vera e propria stangata sulle bollette degli italiani. Se è vero che con qualche piccolo accorgimento, come vi avevamo raccontato in questo pezzo, è possibile ottenere un bel risparmio sul conto finale di ogni mese, è vero anche che vivendo in un immobile di classe energetica elevata i tagli sono garantiti. Ma gli aumenti stanno incidendo veramente sulla percezione degli italiani di quanto sia importante la classe della propria abitazione, soprattutto quando ne cercano una nuova da comprare o affittare?

Abbiamo deciso di chiederlo alle principali agenzie immobiliari italiane in un nuovo ciclo di interviste che ti proporremo da oggi e per i prossimi giorni. Iniziamo con L’immobiliare.com e in particolare con Alessandro Masiero, direttore commerciale del network che ha risposto alle nostre domande.

Nuove esigenze abitative portano a interventi di ristrutturazione e riqualificazione di alta qualità

“Quello relativo all’efficienza energetica è diventato un fattore importante di scelta negli acquisti immobiliari degli italiani, sempre più attenti alle prestazioni energetiche delle loro abitazioni. Basti pensare che circa l’80% degli immobili di nuova costruzione venduti in Italia negli ultimi anni appartiene alle classi energetiche di livello superiore ( A – B), numeri in forte ascesa grazie anche alla sensibilizzazione verso la ristrutturazione.

Questi numeri sono legati alla necessità di dover rispettare gli elevati standard imposti per legge alle nuove costruzioni, ma anche a una più qualificata domanda e offerta nel segmento delle nuove costruzioni, in cui l’elevata efficienza energetica dell’immobile può rappresentare un valore aggiunto per l’acquirente. Allo stesso tempo, la crescita dei numeri relativi al segmento del ristrutturato sembra ricollegabile a una maggiore attenzione a questo tema.

Le nuove esigenze abitative, con il ripensamento in termini di funzionalità e versatilità degli ambienti, avranno un ruolo importante nei futuri investimenti puntando su ristrutturazioni di alta qualità degli immobili residenziali oltre a interventi profondi di riqualificazione energetica“.

Affitti: si cercano soluzioni green

“Come citato poc’anzi – prosegue Masiero – l’attenzione del cliente finale verso la classe energetica dell’immobile è notevolmente cambiata, ponendo una forte attenzione sui consumi energetici. 

Con l’evoluzione del comparto e l’instabilità dei mercati legati al gas e al settore energetico nel suo complesso, anche per quanto riguarda il comparto delle locazioni viene posta attenzione al tema cercando il più possibile una soluzione green e sostenibile“. 

Il percorso di riqualificazione in Italia è lungo e tortuoso

“Qualche anno fa era emersa la possibilità di un futuro divieto di vendita e locazione per le abitazioni di classe energetica meno efficiente, con la possibilità concreta nel nostro Paese di una paralisi del settore immobiliare. Tale ipotesi è stata scongiurata con la previsione che gli immobili residenziali e pubblici di classe inferiore raggiungano almeno la classificazione F rispettivamente entro il 2030 e il 2027. Dall’anno 2030 i nuovi edifici dovranno essere a zero emissioni inquinanti, il tutto con l’obiettivo di arrivare al 2050 con un parco immobiliare totalmente decarbonizzato.

Nel 2021, le agevolazioni fiscali hanno innescato una vera e propria corsa al Bonus Casa,  in parte rallentata dal giro di vite attuato dal governo anche per ostacolare le frodi.

Secondo i dati trasmessi dall’Agenzia delle Entrate,  lo scorso anno la cessione dei crediti collegati all’edilizia ha raggiunto un controvalore di oltre 38,4 miliardi. 

Il Superbonus e gli altri bonus per il risparmio energetico hanno sino a qui prodotto risultati importanti, stimolando fortemente il rinnovamento degli edifici e rendendo frizzante il mercato immobiliare. Tuttavia, il percorso di riqualificazione delle abitazioni italiane sarà ancora lungo e tortuoso.

I dati più recenti e completi forniti proprio dall’Enea descrivono il parco edifici del nostro Paese come, nella maggior parte dei casi, obsoleto e bisognoso di rinnovamento: tra il 2019 e il 2020, gli attestati di prestazione energetica (Ape) raccolti testimoniano un aumento di due punti percentuali delle classi F e G, le peggiori, a scapito di quelle intermedie (C e D), mentre le migliori appaiono stabili. In particolare, la classe più bassa G passa dal 34,3 al 35,3% (suddivisa in 35,2% per le abitazioni e 28,2% per il non residenziale), mentre l’incidenza della F cresce dal 23,6 al 24,6% (25,2% per le case e 16,4% per gli uffici) degli immobili censiti”.

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