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Immobili commerciali: i cambiamenti in atto per hospitality, logistica e uffici

È l’altra metà del cielo del settore immobiliare. E dopo un anno difficilissimo per tutti, ecco perché abbiamo voluto dedicare al segmento commerciale e non residenziale un’ampia analisi, tra scenari, cambiamenti in atto e stime per il futuro. Lo facciamo attraverso un’intervista ad Andrea Faini, CEO di World Capital Real Estate.

Escludendo il settore residenziale, quali sono state le principali ripercussioni dell’epidemia da Covid 19 sul mercato immobiliare che presidiate? E i cambiamenti messi in atto sono destinati a durare o la resilienza dei modelli pre-esistenti riporterà agli scenari e alle dinamiche del passato?

L’impatto della pandemia sul mercato immobiliare è stato diverso a seconda dei settori, l’hospitality e il retail sono i comparti che hanno avuto le maggiori ripercussioni, mentre gli uffici e la logistica hanno reagito meglio. Proprio il settore della logistica ha dimostrato una grande resilienza, confermandosi agli occhi degli utilizzatori e investitori un’asset class di grande appeal.

Le performance positive della filiera logistica hanno portato inoltre ad un incremento nelle attività legate all’e-commerce: nel 2020 gli acquisti online nel nostro Paese hanno generato 58,6 miliardi di euro (+6,3% rispetto al 2019), con situazioni particolarmente favorevoli per i siti web della GDO, del Food Delivery e del Food & Grocery, che nel 2020 ha generato 2,5 miliardi di euro (+56% rispetto al 2019).

Tutto questo ha generato una forte crescita di richieste di immobili last mile da parte degli operatori, che oggi devono puntare su una strategia agile e basata su Data Driven. Prevediamo che nei prossimi mesi questo trend continuerà ad essere persistente, con un ulteriore incremento della logistica dell’ultimo miglio

Spostandoci sul mercato uffici, nonostante il massiccio ricorso allo smart working, gli spazi ad uso ufficio si confermano asset di grande interesse per gli investitori, ma anche per i tenant. Quest’ultimi in questi mesi hanno rivisto il layout dei propri spazi uffici in relazione al distanziamento sociale e alle norme di sicurezza anti Covid. Al momento risultano molto richieste soluzioni come i flex office e gli spazi coworking, che offrono flessibilità e agilità nel lavoro.

Per il futuro, potremmo capire meglio se tali modelli di spazio saranno destinati a durare soltanto quando le società stabiliranno quali layout adottare definitivamente all’interno delle proprie sedi, sicuramente lo smart working continuerà ad essere incentivato.
In generale, possiamo affermare che l’attività di advisory dovrà potenziare la sua empatia per comprende a pieno le diverse e, talvolta nuove, esigenze di mercato, fornendo soluzioni tailor-made per ogni attività.

Patrimonio immobiliare italiano non residenziale: una panoramica sul suo stato di salute e qualche previsione di sviluppo per quest’anno.

Proprio sul patrimonio immobiliare alberghiero verte uno dei nostri recenti studi, realizzato in collaborazione con PKF hotelexperts, con il patrocinio di Confindustria Alberghi, RICS e Confindustria Assoimmobiliare, nel mappare il valore delle strutture ricettive in Italia con l’obiettivo di identificare il patrimonio immobiliare alberghiero di ogni regione.

Dall’indagine è emerso che il patrimonio immobiliare alberghiero italiano supera la soglia dei 117 miliardi di euro stimati, confermando un ampio margine di crescita e potenzialità per il settore.
Soffermandosi sui diversi cluster, dal rapporto emerge che l’intero cluster mare vale 18,7 miliardi di euro, ma è un asset che in futuro potrà raggiungere migliori performance se valorizzato con un concept innovativo e con gestori in grado di allungare la stagionalità.
Spostandoci sulle località di montagna, il valore del patrimonio immobiliare alberghiero di tale cluster è di 3,7 miliardi di euro, il più contenuto tra le tre fasce d’offerta, ma che sta esplorando un ampliamento dei servizi per rendere le location appetibili a target diversificati, in linea con la tendenza di rigenerazione e ricerca del contatto con la natura. 

Infine, dando uno sguardo al cluster delle città, segmento maggiormente colpito dagli effetti del Covid in termini di turismo per il forte ridimensionamento della clientela straniera, il patrimonio immobiliare complessivo del segmento è di 36,8 miliardi di euro, il valore più alto tra i tre e che in una fase post pandemica dovrebbe mantenere il suo patrimonio immobiliare anche se con una rivisitazione dei format per garantire maggiore flessibilità nell’utilizzo degli spazi.

Nord Italia e Sud Italia: in questo settore si osserva un Paese a due velocità?

In generale per il mercato immobiliare possiamo affermare che città come Milano e Roma rientrano da sempre nelle mire degli investitori.

Soffermandosi sul mercato immobiliare logistico, in questo comparto notiamo dei trend differenti tra Nord e Sud. Le performance migliori si riscontrano generalmente al Nord, soprattutto nelle città prime di Milano e Genova, ma anche nel Centro Italia, con Firenze che registrare la prime rent nazionale di 72 €/mq/anno.

Spostandosi verso Sud, grazie alla propulsione dell’e-commerce, alcune città prime stanno prendendo valore agli occhi degli investitori, ne sono un esempio le piazze di Napoli, Bari e Catania.

Nuovi uffici, nuovi poli logistici, nuovi immobili: se e in che modo l’uso consapevole del suolo e le istanze ambientaliste (che ormai interessano qualsiasi settore della sfera produttiva) influiscono sul mercato?

La pandemia ha accelerato la componente qualità e sostenibilità nel comparto real estate, oggi infatti tra le diverse tipologie di investimento, il mercato immobiliare rappresenta un segmento particolarmente interessante per l’ESG (Environmental, Social e Governance), una selezione degli asset basata su criteri collegati all’ambiente, alla sfera sociale e alla gestione aziendale.

Oggi i prodotti immobiliari più richiesti sono quelli in ottica Covid Free, nel rispetto delle vigenti misure di distanziamento interpersonale e anti-contagio, in grado di tutelare la salute delle persone che in tali spazi ci vivono, ci lavorano o semplicemente ci trascorrono del tempo.

Tale tendenza genererà una conseguente contrazione dei valori immobiliari degli edifici più obsoleti, che necessiteranno di opere di riqualificazione e di ammodernamento per restare al passo con la domanda del mercato. È dunque necessaria una continua valorizzazione degli asset immobiliari, oggi incoraggiata anche da interessanti agevolazioni fiscali, come per esempio il Superbonus. 

Quali sono gli elementi che il sistema Italia dovrebbe potenziare o sviluppare maggiormente in questo 2021 per continuare ad attrarre – su scala internazionale – investimenti immobiliari?

In Italia il confronto tra chi progetta, chi sviluppa e chi utilizza l’immobile non solo conviene, ma risulta fondamentale per raggiungere l’obiettivo comune: avere un prodotto in linea con le proprie esigenze.

Soffermandoci sul prodotto immobiliare logistico, quello che ci auguriamo per i prossimi mesi, post crisi, è che le importanti aziende del settore produttivo decidano di riportare le proprie produzioni in Italia, magari incentivate da adeguate agevolazioni pubbliche.

In questo modo si potrebbe aiutare il nostro Paese ed essere più indipendente rispetto ad altre Nazioni, incoraggiando inoltre il mondo dell’occupazione.

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