Come abbiamo già spiegato in un precedente articolo, per riuscire a coniugare benessere e basso impatto ambientale la bioedilizia punta sempre di più su materiali naturali come il legno e la paglia, che permettono di raggiungere l’autosufficienza energetica. Tuttavia in un recente articolo il sito de La Repubblica ha evidenziato che la burocrazia italiana non facilita la costruzione di case ecologiche in legno, come ha scoperto recentemente una coppia di giovani che voleva realizzarne una alle porte di Roma.
Le normative in vigore
Partiamo con la scelta del terreno: in alcune zone come la Toscana è vietato costruire in legno perché ritenuto in contrasto con i vincoli paesaggistici. Quindi bisogna prestare molta attenzione e verificare con gli uffici preposti che questo materiale rientri fra i materiali edilizi consentiti nell’area. Ma anche una volta individuato l’appezzamento adatto, se si tratta di terreni “in comparto” è necessario che tutti i proprietari intorno diano la loro approvazione. Non solo: per costruire una casa, sebbene in bioedilizia, bisogna versare il 9% del valore fiscale allo Stato, mentre per acquistarne una già edificata, magari una struttura di classe energetica G, basta pagare il 2% di imposta di registro.
Tempi lunghi e tasse elevate
Altre difficoltà che si presentano sono poi legate ai tempi (possono servire anche due anni prima che gli uffici comunali approvino un nuovo progetto) e ai costi: a fronte di scarsissime agevolazioni, gli oneri concessori rappresentano fino a un terzo del costo di costruzione. Per fare un esempio, su una casa di 200 mq a Roma si spendono fra i 30 e i 50.000 euro: ecco perché un privato cittadino si lascia scoraggiare e, davanti a imposte, balzelli e tasse varie preferisce acquistare un usato più energivoro ma economico.
di Laura Fabbro
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