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La casetta in bambù. L’acciaio vegetale per eccellenza

Nuovi spazi abitabili. Nuovi materiali sostenibili. Dopo la mini casa Ikea su quattro ruote, acquistabile a poco più di 50 mila euro, per godere meglio dello smart working imposto dal nuovo stile di vita in tempi di pandemia, nel mondo delle costruzioni si affacciano nuovi costumi. Le sperimentazioni con materiali naturali sono sempre più diffuse.

Il Green Deal europeo sta interrogando architetti e ingegneri di tutto il mondo. Per loro, nel futuro, ci sarà sempre più spazio alle materie naturali, per fronteggiare al meglio la crisi climatica cui stiamo andando incontro. Un elemento naturale su tutti è il bambù.

Tracce di “acciaio vegetale” sin dalle antichità

Il bambuseae, originario dell’Asia, appartiene alla tribù di piante spermatofite monocotiledoni. Gli esperti lo hanno definito il grande e vero acciaio vegetale, grazie alla straordinaria resistenza meccanica sia alla compressione che alla trazione.

Si trovano tracce di bambù, in ambito ingegneristico, già nel Milione di Marco Polo ed era impiegato per le costruzioni, o per tirare in secca le navi, già nel Duecento, in Cina. Oggi torna alla ribalta grazie alle sue geometrie leggere e resistenti. E per la sobrietà di stile e design.

Costruzioni bootech

L’architetto colombiano, di adozione milanese, Mauricio Cardenas Laverde, sta puntando su questa preziosa e antica graminacea, firmando numerosi progetti architettonici e di edilizia nel mondo. Oggi sta progettando un centro di sviluppo e di ricerca del bambù in Cina. A breve, sarà inaugurato il cantiere per questo edificio con un sistema di costruzione contemporaneo, senza bisogno di manodopera specializzata.

I vantaggi della casa in bambù

Da qui, nasce il metodo Cardenas, ossia costruzioni bootech, che combinano il bambù con dei giunti a secco in acciaio. I punti di forza del bambù sono numerosi e con un futuro glorioso: il suo ciclo di crescita è di quattro anni, la sua capacità di assorbire anidride carbonica è perfino maggiore degli alberi, è di facile reperibilità e lavorazione, infine è leggerissimo e resistente, paragonabile alla fibra di carbonio. Grazie alle innovative metodologie di trattamento è stato possibile aumentare la vita utile degli edifici, sviluppando così nuove tipologie di manufatti e un vocabolario in continuo miglioramento verso un’architettura espressiva e accogliente.

Un ettaro di bambù equivale ad almeno 20 ettari di boschi tradizionali, con la differenza che si pianta una sola volta e pur tagliando ogni anno il 30% della foresta, non pregiudichiamo il raccolto dell’anno successivo, in quanto ogni anno con la nascita dei nuovi germogli (turioni) la foresta si rigenera come e più dell’anno precedente.

di Nicola Teofilo

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