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La lotteria dei borghi che riceveranno i soldi del PNRR: le incongruenze sulla scelta delle cittadine da recuperare

Il bando del governo lascia alle regioni totale discrezione su come individuare i 21 paesi a cui andranno i fondi del PNRR, il Piano Nazionale di Investimenti Complementare di 30,6 miliardi totali, adibito per aiutare il paese in questo momento di ripresa.

In particolare, nel progetto di recupero dei comuni d’Italia abbandonati, le regioni hanno un grande potere perché hanno a disposizione 420 milioni di euro a livello nazionale, da dividere per 21 regioni, quindi 20 milioni di euro a comune.

I criteri del bando

Il ministero della Cultura ha pubblicato il bando lo scorso 20 dicembre. Il capitolo attrattività dei borghi comprende due linee di intervento, chiamate A e B, per un totale di 1 miliardo e 20 milioni di euro, pari al 24% degli investimenti previsti dal PNRR Cultura.

La linea A

La linea A da 420 milioni di euro finanzierà 21 progetti definiti “pilota”, uno per regione. I borghi scelti dalle Regioni devono essere «soggetti al fenomeno dello spopolamento», con al massimo 300 case, ma senza un numero preciso di abitanti. I progetti devono includere «l’insediamento di nuove funzioni, infrastrutture e servizi nel campo della cultura, del turismo, del sociale e della ricerca, come scuole o accademie di arti e dei mestieri della cultura, alberghi diffusi, residenze d’artista, centri di ricerca e campus universitari, residenze sanitarie assistenziali (RSA), residenze per famiglie con lavoratori in smart working e nomadi digitali».

I comuni possono partecipare da soli o come capofila di un gruppo formato da altri enti pubblici o soggetti privati. Le proposte dovranno essere presentate entro il 15 marzo e successivamente è prevista una ricognizione di un comitato tecnico istituito dal ministero che entro maggio dovrà confermare il finanziamento delle 21 proposte.

La linea B

La linea B, invece, mette a disposizione meno soldi, ma a molti più comuni. In totale stanzia 580 milioni di euro: 380 milioni di euro per 220 comuni, 1,6 milioni per ciascuno, e ulteriori 200 milioni di euro da investire per imprese non profit e profit di natura commerciale, artigianale e culturale già presenti nei borghi o che vogliano aprire lì una sede. I soldi vengono ripartiti secondo i criteri generali del PNRR, cioè il 40% alle regioni del sud e il 60 per cento al centro nord.

I problemi maggiori sono stati segnalati nella gestione del primo bando, dove la competizione è maggiore e le regole sono piuttosto lasche. 

Infatti, la decisione di alcune regioni riguardo a quale città destinare la propria fetta di fondo ha fatto discutere non pochi sindaci, in particolare riguardo al processo con cui i borghi designati sono stati selezionati.

Vediamo insieme tutti i dettagli:

Campania

Roscigno Vecchio, in provincia di Salerno, nonostante abbia tutte le caratteristiche di luogo da recuperare, non potrà candidarsi a ricevere i soldi del PNRR perché il comune non rientra nei criteri stabiliti dalla Regione Campania. «Siamo stati esclusi perché non siamo considerati un comune turistico, eppure qui arrivano moltissimi visitatori ogni anno», dice il sindaco Pino Palmieri.

Infatti, I criteri scelti dalla Regione Campania non sono gli stessi decisi nel resto d’Italia. Come prevede il bando pubblicato dal ministero della Cultura, ogni Regione ha totale libertà di scelta: c’è chi ha individuato il borgo da rilanciare senza nessun tipo di selezione e chi ha raccolto le candidature con una manifestazione di interesse, cioè un ulteriore bando sulla base di alcuni criteri.

Sicilia

Il 20 gennaio la Giunta della Regione Sicilia ha annunciato di aver già scelto il borgo destinatario dei 20 milioni di euro senza nessuna procedura di selezione e quindi con totale discrezione del presidente Nello Musumeci e degli assessori. È stato individuato il borgo chiamato “A Cunziria”, la conceria, nel territorio del comune di Vizzini, in provincia di Catania: come si legge nella delibera regionale, è un antico borgo costituito da circa quaranta edifici con al centro una chiesetta dedicata a Sant’Eligio.

Molti piccoli comuni siciliani hanno contestato la decisione della Regione Sicilia: non tanto la scelta di Vizzini, quanto quella di non indire una manifestazione di interesse, come è stato fatto in altre regioni.

Lazio

Anche la Regione Lazio ha già scelto il borgo che riceverà i 20 milioni di euro e anche qui molti piccoli comuni non hanno gradito l’esclusione. Il vincitore è Trevinano, 140 abitanti, frazione di Acquapendente, in provincia di Viterbo, al confine con la Toscana.

Civita di Bagnoregio, in provincia di Viterbo, è considerato uno dei piccoli borghi più suggestivi d’Italia. Secondo Luca Profili, il sindaco del comune di riferimento (Bagnoregio), 20 milioni di euro destinati a un solo comune sono troppi. Anche Bagnoregio aveva partecipato alla selezione regionale insieme ad altri piccoli comuni, ma aveva ottenuto meno punti rispetto a Trevinano.

Piemonte

Come in Campania, Sicilia e Lazio, non sono mancate discussioni anche in Piemonte, dove la Regione aveva scelto di destinare i 20 milioni di euro alla riqualificazione del complesso monumentale di Stupinigi, residenza sabauda, e del borgo che la circonda, una frazione del comune di Nichelino, nel territorio della città metropolitana di Torino. La scelta della Regione aveva causato le proteste di diversi sindaci dei comuni montani, che da anni attendevano fondi statali per i loro progetti di rilancio.

Il ministero della Cultura ha annunciato che il progetto relativo a Stupinigi sarà finanziato con soldi del ministero senza attingere dalle risorse economiche del bando borghi.

I dissensi sui criteri decisionali

Luca Pastorino, sindaco di Bogliasco, in Liguria, e presidente della commissione turismo dell’Associazione nazionale dei comuni italiani, in un’intervista ha definito «poco opportuna» la scelta del ministero di imporre uno schema che non ha regole definite né una matrice comune tra le Regioni.

Secondo Pastorino, in questo modo si possono creare disparità e fare scelte poco trasparenti che non sono nello spirito del bando. Anche l’UNCEM, l’unione nazionale dei comuni montani, ha diffuso una nota per contestare l’impostazione del bando borghi. 

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