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La tendenza dell’home restaurant: ecco cosa sapere per adibire la propria casa a questo scopo

La tendenza home restaurant o home food vede trasformata la propria casa in un vero e proprio ristorante, aperto non solo a familiari e conoscenti ma anche a perfetti sconosciuti. Un’attività che si caratterizza per la preparazione di pranzi e cene presso il proprio domicilio in giorni dedicati e per poche persone, individuate attraverso app o piattaforme digitali e trattate come ospiti paganti.

Prima dell’emergenza covid-19, il mercato italiano del social eating veniva stimato in oltre 7 milioni di euro l’anno, con un incasso medio di 198 euro ad evento, e circa 300.000 persone coinvolte. Parliamo dunque di un settore destinato ad espandersi. Ciò nonostante, il nostro ordinamento è ancora privo di una specifica disciplina normativa. Un vuoto che tarda ad essere colmato.

Cosa serve per aprire un home food?

In attesa di una legge ad hoc, sulla base del parere del MISE, chi vuole aprire un home restaurant deve presentare la SCIA e, se l’attività viene svolta in zone tutelate, deve avere un piano HACCP, impianti e strutture a norma.

Di seguito, elenchiamo i principali adempimenti previsti e i requisiti necessari:

  • Nuovo modulo unico SCIA, Segnalazione Certificata di Inizio Attività da presentare al Comune in cui si svolge l’attività di home restaurant (nel modello, tra l’altro, vanno indicati dati come ad esempio l’indirizzo dell’abitazione, i mq, l’eventuale presenza di parcheggi, ecc.);
  • Dimostrare di possedere requisiti morali e professionali (dimostrando di aver lavorato per almeno 2 anni negli ultimi 5 nella ristorazione, di avere un diploma inerente all’attività, come per esempio l’alberghiero, oppure, di aver frequentato un corso SAB per la somministrazione di alimenti e bevande;
  • Modulo ComUnica Camera di Commercio obbligatorio se si presenta il modello SCIA che serve ad aprire la partita IVA, posizione INPS e INAIL;
  • Piano HACCP: requisito necessario ai sensi del Reg. CE 852/04 art. 5 per tutti gli OSA;
  • Il vecchio libretto sanitario, sostituito dai corsi di formazione per alimentaristi che ottemperano a quanto richiesto dal normativa comunitaria;
  • Requisiti strutturali e funzionali del luogo in cui si svolge l’attività dell’home food (ad esempio, impianti a norma, possibilità di utilizzare la canna fumaria, trattamento dei rifiuti, conservazione degli alimenti) .

Condominio

L’avvio di un home restaurant all’interno di appartamenti in condominio può comportare tutta una serie di limitazioni simili a quelle che si possono incontrare per B&B e altre attività ricettive.

Ovviamente, il ristorante fai da te è, per dimensioni e caratteristiche, diverso rispetto ad una locanda o pensione o ad un’attività di ristorazione o di somministrazione di bevande o alimenti “ordinaria”. Pur tuttavia, i proprietari che intendano avviare tale attività devono anzitutto garantire che non ci siano pregiudizi per gli altri abitanti del condominio, ad esempio per quanto attiene all’utilizzo delle parti comuni (come scale, cortile, ingresso o ascensori, utilizzati dai “clienti” estranei al condominio) o, ancora, con riferimento alla quiete e tranquillità condominiale.

È lecito l’impiego del bene comune per soddisfare esigenze personali, purché non se ne alteri la destinazione e non si impedisca agli altri partecipanti di farne parimenti uso (art. 1102 c.c.). Nondimeno occorre aver riguardo ad eventuali divieti contenuti nel regolamento di condominio (contrattuale) e al rispetto della quiete del palazzo. In caso contrario si rischia di incorrere in conseguenze civilistiche e, nelle ipotesi più gravi, anche penali (art. 659 c.p.)

Odori e rumori

Altro limite nel condominio è quello riguardante le immissioni intolleranti. Ad esempio, il caso di rumori provenienti da un appartamento confinante, adibito dai proprietari a home restaurant.

Occorre astenersi dal provocare immissioni, vale a dire rumori dettati da urla, grida e musica, che eccedano la normale tollerabilità. In caso contrario, i soggetti danneggiati possono invocare le tutele previste dall’art. 844 codice civile, per ottenere l’immediata interruzione delle immissioni e, eventualmente, il risarcimento dei danni subiti.

Le immissioni intollerabili possono configurare ipotesi di reato ai sensi, per esempio, dell’art. 659 codice penale, che punisce il disturbo delle occupazioni e del riposo delle persone.

di Ivan Meo

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