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Lampioni spenti, due gradi di riscaldamento in meno: cosa accadrà all’Italia, se il gas russo non dovesse bastare?

Cosa accadrebbe all’Italia, se la Russia dovesse bloccare le forniture di gas naturale all’Europa? Se pensiamo che lo scorso anno aveva assicurato il 44% del fabbisogno, inevitabilmente saremmo costretti a parlare di stato di emergenza.

Stop al gas russo? Il piano d’emergenza italiano

Ovviamente, razionamento è la parola chiave. Il piano d’emergenza ipotizzato prevede un maggior impiego delle centrali a carbone per la produzione di elettricità.

A non mancare saranno, poi, delle politiche di austerity:

  • riscaldamento più limitato;
  • risparmi sull’illuminazione pubblica.

Si riaccendono le centrali a carbone

Si parla, quindi, di ri-accensione delle centrali a carbone, non proprio “amiche” del cambiamento climatico.

In Italia, sei centrali ancora in attività potrebbero incrementare la produzione di elettricità. Nelle ultime settimane, pare stiano già garantendo fino all’8% del fabbisogno di energia elettrica.


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Riscaldamento più basso

Il piano di emergenza prevede una riduzione dei consumi: le temperature negli uffici pubblici non potranno essere maggiori di 19 gradi di inverno e inferiori ai 27 d’estate.

Ma si parla di nuovi limiti anche alle abitazioni e agli uffici privati: 2 gradi in meno. Inoltre, sarà ridotto il numero di ore d’accensione. Verranno poi spenti i lampioni sulla rete stradale cittadina ed extra-urbana.

Interruzione delle forniture alle industrie più energivore

Misure drastiche e in crescendo potrebbero prevedere anche l’interruzione delle forniture, per una parentesi di tempo, alle industrie più energivore. Quali, ad esempio? I cementifici, le acciaierie, le aziende della ceramica e del vetro.

30 miliardi contro la crisi energetica

Ad oggi, il Governo ha fissato una disponibilità di 30 miliardi per limitare gli effetti della crisi energetica.

Non solo per scongiurare gli aumenti delle bollette, ma anche per sostenere le imprese colpite da effetti collaterali.

Nell’ultimo mese, le quotazioni del gas si sono moltiplicate e la necessità di trovare risorse alternative al metano russo genera un aumento della domanda.

Anche l’obbligo dettato dalla Ue di riempire gli stoccaggi fino al 90% della loro capacità entro la fine dell’anno ha favorito l’innalzamento del prezzo.

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