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L’interior design nell’era del Covid

Prima dell’avvento del Covid-19 sembrava che il settore immobiliare andasse in un’unica direzione: case anche piccole ma in centro, vicino a mezzi pubblici e locali, con zona living e cucina fuse in un unico ambiente. Ma l’esperienza del lockdown ha cambiato radicalmente i gusti degli italiani, che adesso vogliono appartamenti ampi, luminosi, con balconi o terrazzi e camere ben separate fra loro in modo da concedere a ogni inquilino la giusta privacy. Chi può, sceglie di trasferirsi in periferia per ottenere tutto ciò, e chi non può rivede l’arredamento della propria abitazione in modo da renderla più funzionale. Ecco come.

Addio open space?

Oggi come non mai la casa è il luogo in cui ci sentiamo più sicuri e in cui preferiamo svolgere la maggior parte delle attività, per le quali abbiamo bisogno di creare spazi ad hoc. Quindi servono mensole e scrivanie, possibilmente a scomparsa così da non rubare centimetri quando non vengono utilizzate, per lo smart working, e tavoli allungabili per creare nicchie da adibire alla lettura o alla palestra. Molti hanno scelto di alzare una parete divisoria in cartongesso o di installare una porta scorrevole così da ricavare due locali da uno, ma molti altri hanno preferito ricorrere ai mobili convertibili come le librerie girevoli che suggeriscono un’impressione di varietà e separano altrettanto bene gli spazi.

Voglia di natura

La reclusione forzata ci ha anche portati ad apprezzare la luce e il verde, il che si è tradotto in una particolare cura degli spazi esterni, per quanto piccoli possano essere. Ma non solo: l’attenzione al green si applica anche alla scelta dei materiali e dei componenti di arredo. Quindi via libera al vetro e alle decorazioni ispirate al mondo della natura in generale, alle sostanze ecologiche e atossiche e ai materiali di riciclo.

di Laura Fabbro

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