La stangata delle bollette sta mettendo davvero a dura prova le finanze degli italiani. Gli inquilini devono ricalcolare le spese da destinare all’abitazione e in molti casi la già latente insofferenza verso un immobile vecchio e dispendioso, si trasforma in ricerca attiva di una nuova soluzione abitativa che come caratteristica principale deve avere, almeno nelle intenzioni, quella di una buona prestazione energetica.
Isabella Tulipano, Pr and Brand Manager di Solo Affitti, ricorda che “il problema principale con cui si scontra, attualmente, chi inizia a cercare un immobile in affitto è che l’offerta non è così ampia e quindi spesso le intenzioni rimangono tali. Siamo certi che i nostri clienti percepiscano come sempre più urgente una sistemazione che possa garantire un risparmio energetico e calcoli alla mano, sarebbero anche disposti a pagare qualcosa in più per poter poi risparmiare sulle bollette, ma non sempre è il prezzo da pagare quello che frena la ricerca”.
In particolare, “Se un inquilino in qualche modo potrebbe “accontentarsi”, essendo la temporaneità una condizione quasi intrinseca all’affitto, per chi compra, per sé o come forma di investimento, la classe energetica di un immobile comincia ad essere una caratteristica fondamentale da valutare. Anche in questo caso l’attualità porta ad essere sempre più sensibili all’argomento: non solo il caro bollette, ma anche la proposta, non ancora passata, di rendere gli immobili in classe energetica F o G non più idonei alla vendita né all’affitto. Questo può portare un investitore a cercare solo immobili con buone prestazioni energetiche; o al limite valutarne da subito un’adeguata ristrutturazione”.
“Al momento la distanza tra domanda di alloggi efficienti da un punto di vista energetico e l’offerta reale del patrimonio immobiliare è davvero notevole” – continua Tulipano. “Nel mercato delle locazioni, avevamo rivelato qualche tempo fa, le case in affitto si trovano soprattutto in condominio (84%), caratteristica particolarmente evidente nelle città metropolitane (in questi casi la percentuale sale al 93,6% contro l’81,4% delle città non metropolitane), mentre un aspetto critico rilevante è che la gran parte del patrimonio edilizio destinato all’affitto è datato: solo il 28% delle unità immobiliare affittate risale o è stato ristrutturato negli anni 2000“.
Conclude evidenziando che “questo spiega come siano ancora davvero poche le abitazioni che possono garantire buone performance, se fotografiamo oggi il nostro patrimonio abitativo, ma spiega anche come interventi su bonus e detrazioni siano indispensabili per provare a dare una spinta in avanti al mercato e riequilibrare la situazione”.
Questo post L’offerta reale del patrimonio immobiliare frena i compratori attenti alla classe energetica é pubblicato da Immobiliare.it.