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Mercato libero dell’energia: 4 semplici consigli per essere pronti al passaggio obbligatorio

Dopo un ulteriore rinvio, il passaggio obbligatorio al mercato libero dell’energia è fissato per gennaio 2023. Lo prevede un emendamento al Decreto Milleproroghe che ha posticipato il termine di gennaio 2022 deciso in precedenza.

C’è ancora tempo, quindi, per capire che cosa comporti la fine del mercato tutelato e come scegliere il fornitore più adatto alle proprie esigenze, sia per quanto riguarda la luce sia per il gas. Il passaggio infatti potrebbe portare diversi vantaggi per gli utenti, tra cui quello di un risparmio in bolletta.

Mercato libero di luce e gas o Maggior Tutela: le differenze

Per cominciare, proviamo a definire meglio il concetto di mercato libero di luce e gas in base all’attuale contesto. Al momento in Italia convivono due mercati: quello tutelato e quello libero, appunto, che si è andato a costituire nel 2007.

Il primo viene chiamato anche Regime di Maggior Tutela e la sua principale caratteristica è che le tariffe sono stabilite dall’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente). L’authority fissa i prezzi di luce e gas, ma si occupa anche di rivederli ogni tre mesi in base all’andamento del mercato all’ingrosso.

La differenza maggiore tra quello tutelato e quello libero è che il Regolatore interviene solo sui costi di trasporto, di distribuzione e di quelli che riguardano gli oneri di sistema. Tutta la parte relativa alla componente energia è invece a discrezione del singolo fornitore, che potrà dunque stabilire le proprie tariffe e decidere quali offerte proporre ai clienti.

Cosa cambia con il mercato libero di luce e gas

Più nello specifico, con l’entrata in vigore del mercato libero il cambiamento principale riguarderà proprio la maggiore autonomia nella scelta del fornitore. Questo significa che le condizioni economiche saranno concordate direttamente tra le due parti in causa e l’utente potrà quindi scegliere quale piano tariffario e quali offerte si adattano meglio alle sue esigenze.

A fine anno, questa possibilità potrebbe tradursi in un risparmio complessivo che va dai 100 agli oltre 200 euro. Le offerte infatti consentono di aggiungere anche ulteriori servizi allo scopo di attirare il cliente, come sconti, programmi fedeltà o offerte energia verde.

Come passare al mercato libero

Passare al mercato libero non è complicato. Bisogna semplicemente individuare il fornitore che si preferisce e sottoscrivere un contratto con lui, sulla base dell’offerta prescelta. Sarà proprio lui a occuparsi di tutta l’operazione e a comunicare a chi gestisce il Regime di Maggior Tutela che l’avvenuta del cambio.

Naturalmente, verranno richiesti alcuni dati al momento del passaggio, come il codice POD (Point Of Delivery, Punto di consegna) per l’energia elettrica e il codice PDR (Punto di Riconsegna) per il gas, entrambi rintracciabili sulle bollette. Serviranno inoltre l’indirizzo di fornitura e l’IBAN in caso di accredito automatico sul conto corrente.

Cosa succede se non si passa al mercato libero?

È importante tenere conto che se non si passa al mercato libero, non si rischia l’interruzione dei servizi di gas e luce. Se allo scadere del termine fissato per gennaio 2023 qualcuno ancora non ha scelto il proprio fornitore, verrà trasferito automaticamente al mercato di salvaguardia. Di conseguenza, gli verrà assegnato un fornitore attraverso il meccanismo dell’asta.

Come cambiare: 4 semplici consigli

Prima di scegliere il proprio fornitore, potrebbe essere utile ricevere qualche consiglio su come effettuare la scelta. Per esempio:

  • non valutare solo il prezzo, ma anche la qualità del servizio;
  • richiedere un preventivo su base annua, dal momento che alcune offerte prevedono prezzi variabili nel corso dei dodici mesi;
  • determinare con precisione le proprie esigenze: quanto si consuma, in quali fasce orarie e così via;
  • verificare periodicamente quanto si sta effettivamente pagando.

Il diritto di ripensamento

Una volta scelto il fornitore e stipulata l’offerta, esiste comunque il diritto di ripensamento. Questo significa che se ci si accorge che il piano tariffario non si addice davvero alle proprie necessità, entro i 14 giorni dall’adesione si può comunicare all’azienda la volontà di interrompere la procedura di sottoscrizione.

Di solito la procedura viene già indicata online e prevede di norma la compilazione di moduli appositi da inviare poi via mail.

di Giulia Dallagiovanna

Questo contenuto ha scopo informativo e non ha valore prescrittivo. Per un’analisi strutturata su ciascun caso personale si raccomanda la consulenza di professionisti abilitati.

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