Il piano regolatore di un ente comunale, detto anche piano regolatore generale comunale (PRGC), è uno strumento urbanistico che regola l’attività edificatoria all’interno di un territorio del Comune ed è obbligatorio per legge e regolato dall’ordinamento giuridico italiano.
Il primo strumento del genere è stato istituito con la legge 25 giugno del 1865, numero 2359. Ma nel corso del tempo, anche a seguito dell’esplosione demografica, delle nuove urbanizzazioni e speculazioni edilizie, ha subito varie modifiche. Dalla legge del ventennio fascista del 1942 si è arrivati alle riforme approvate tra gli anni ’60 e ’90.
Il Piano Regolatore è importante poiché suddivide le aree del territorio comunale in principali Zone, con relativi indici di edificabilità, i quali determinano con precisione il massimo volume fabbricabile (espresso in metri cubi) data l’area della superficie fondiaria a disposizione (espressa in metri quadrati):
- La Zona A è il centro storico.
- La Zona B è quella destinata all’espansione della città al di fuori del centro storico.
- La Zona C è quella artigianale o industriale.
- Le Zone D sono gli insediamenti produttivi, dove spesso ricadono le aree PIP (Piani di Insediamenti Produttivi).
- La Zona E è destinata alla produzione agricola, alla coltivazione di prodotti alimentari, di piante e all’allevamento di animali.
Chi lo approva?
L’approvazione di un piano regolatore è una procedura complessa. Il suo iter comincia mediante l’adozione del piano regolatore da parte del Consiglio comunale che lo vota e lo pubblica.
Il piano deve poter essere visto da tutti mediante la pubblicazione sull’albo pretorio online del sito ufficiale del Comune. A questo punto è aperto alle osservazioni, catalogate in ordine di arrivo, che diventano oggetto di valutazione da parte dei progettisti e degli uffici preposti, quindi sottoposte al Consiglio comunale.
Il consiglio comunale con deliberazione motivata si pronuncerà sull’accoglimento o meno delle osservazioni presentate, entro 180 giorni dalla scadenza dei 60 giorni dalla pubblicazione.
Dopo questa fase, il Consiglio adotta definitivamente il PRG con le modifiche apportate a seguito dell’accoglimento di alcune osservazioni.
Nei trenta giorni successivi alla delibera di adozione definitiva il PRG verrà trasmesso alla Giunta regionale la quale si esprimerà sulla conformità o meno del PRG rispetto alle varie normative.
La Giunta regionale deve esprimere un parere entro 180 giorni dalla trasmissione del piano. Qualora fosse favorevole, può consentire al Consiglio comunale di approvare il PRG nei successivi 60 giorni. Qualora la giunta esprima dei rilievi in ordine alla conformità del PRG il comune italiano interessato può approvare il PRG recependo totalmente i rilievi formulati dalla Giunta Regionale o respingere i rilievi e contro dedurre con deliberazione motivata (entro 90 giorni).
Questo atto verrà discusso dalla Giunta regionale che nei 90 giorni successivi dovrà esprimere un parere definitivo, che consentirà l’approvazione definitiva del Piano.
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Dove si trova il Piano regolatore del Comune?
Il PRG deve essere pubblicato sul sito istituzionale comunale e poter essere consultabile presso gli Uffici Tecnici Comunali.
Quanto dura un PRG?
Nella pratica, un Piano Regolatore Generale non ha scadenza, soprattutto perché non sia in balia dei vuoti normativi.
Tuttavia, l’attuazione di quanto è previsto da un PRG si effettua tramite un altro strumento, il cosiddetto Piano Particolareggiato, che scade ogni 10 anni.
Trascorsa questa decade, le previsioni del PRG perdono ogni validità, anche se restano validi a tempo indeterminato i suoi contenuti normativi e regolamentari riguardanti l’attività edilizia. Ciò significa che, in attesa di un aggiornamento del PRG, l’Amministrazione comunale può adottare varianti edilizie che prevedono nuovi insediamenti abitativi, sempre nel rispetto delle normative nazionali e dei piani regionali sovra-ordinati.
di Nicola Teofilo
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