L’Istat ha fotografato il quadro familiare italiano: al 31 dicembre 2019 sono 382.067 le persone residenti in Italia che vivono in istituti assistenziali, ospizi, case di cura e altre residenze collettive. Mentre il numero medio di componenti del nucleo familiare scende da 3,35 unità del 1871 a 2,29 del 2019.
Il calo delle nascite, il progressivo invecchiamento della popolazione e l’ingresso di cittadini stranieri, sono tutti fattori che hanno contribuito al forte ridimensionamento delle famiglie, sia dal punto di vista compositivo, che economico, culturale e sociale.
Crescono le famiglie unipersonali: nel 1971 viveva da solo il 12,9% delle famiglie. Nel ’19 di questo secolo le famiglie mononucleo erano salite al 15%.
Nel Sud d’Italia vivono le famiglie più numerose. In alcune regioni del Nord, la Lombardia su tutte, sono destinati a scomparire 44 piccoli comuni a causa del saldo negativo tra nascite e morti. Nella regione motore dell’economia italiana, la differenza tra nati e morti ogni mille abitanti è di -6,65 contro il -5,66 nazionale.
Le città medio-grandi invecchiano meno
Il dato interessante è che i nuovi nati ogni mille abitanti in Lombardia sono più del resto d’Italia: 6,94 contro 6,84. Ma sui decessi (sempre su mille residenti) la regione rende all’Italia poco più di un punto di differenza: 13,58 a fronte dei 12,50. “Si muore di più” – spiega Alessandro Rosina, professore ordinario di Demografia e Statistica Sociale nella facoltà di Economia dell’Università Cattolica di Milano. Rosina fa notare che i centri medi, indicativamente tra i 10mila e i 50mila abitanti, hanno una struttura meno invecchiata.
“Sarà interessante – aggiunge Rosina – verificare nei prossimi anni se avranno la capacità di essere il motore di un’inversione di tendenza: i centri medi hanno una struttura meno invecchiata, garantiscono i servizi, minor traffico e prezzi più competitivi per le giovani coppie che vogliono acquistare casa. Inoltre potrebbero essere favoriti dagli investimenti infrastrutturali e digitali previsti dal Pnrr”.
L’importanza degli stranieri in Italia
“C’è bisogno di immigrazione: senza significa non crescere più – sottolinea il professor Rosina. Va gestita. Vanno garantiti percorsi di integrazione, ma la loro presenza è sinonimo di attrattività. Non a caso i territori meno in sofferenza dal punto di vista demografico, con strutture meno anziane, hanno anche l’incidenza più alta: Milano con il 15%, Bergamo l’11%, Brescia il 12%”.
di Nicola Teofilo
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