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Regolarizzazione credito di imposta per bonus casa del 7 febbraio: ecco cosa sapere

È di pochi giorni fa l’ufficializzazione della notizia che ha sconvolto i piani di cittadini e imprese impegnati nelle ristrutturazioni edilizie.

Con l’introduzione del Decreto Sostegni Ter (DL 4/2022) cambiano ancora una volte le carte in tavola per chi vuole usufruire di bonus e superbonus per le opere di ammodernamento di edifici e abitazioni private.

Limite alla cessione del credito d’imposta, chi è coinvolto

La contorta questione sulla cessione del credito di imposta, al centro dell’attenzione di politici e professionisti del settore, pone l’accento sulla necessità dello Stato di ridurre i tentativi di frode (perplessità avanzata, non molto tempo fa, anche dalla Banca d’Italia), generando, però, il malcontento delle ditte di ristrutturazioni e delle associazioni di categoria che si trovano, improvvisamente, impossibilitate a far fede ai contratti stipulati con i propri clienti.

Ma cosa è successo?

Se dal 2020 ad oggi le Leggi di Bilancio che si sono susseguite avevano cercato di dare una spinta alla situazione economica italiana post pandemia con l’introduzione di vari bonus per incoraggiare i lavori di riqualificazione, energetica e non, del nostro parco immobiliare, è bastato un decreto per bloccare l’entusiasmo della ripartenza.

Se, infatti, fino al mese di gennaio 2022 il credito d’imposta era cedibile da chiunque per un numero illimitato di volte, permettendo, così, ai fornitori di effettuare sconti in fattura senza remore, con l’entrata in vigore della nuova normativa, prevista per il prossimo 7 febbraio e con validità retroattiva, il numero di volte per la cessione del credito si abbassa vertiginosamente a 1, generando non pochi problemi a livello contrattuale e operativo.

A nulla sono servite le rimostranze e le richieste da parte degli operatori del mondo delle costruzioni, che avevano prontamente paventato al Governo l’ipotesi di una paralisi del settore.

La nuova regola, dunque, coinvolge il superbonus, l’ecobonus, il bonus ristrutturazioni, il sismabonus e il bonus facciate e va a modificare l’articolo 121 del Decreto Rilancio. Beneficiari della detrazione e fornitori potranno, sì, cedere il credito (i secondi praticando anche lo sconto in fattura) ad altri soggetti (tra cui banche ed eventuali intermediari finanziari) ma questi ultimi non potranno cederlo a loro volta.

In questo modo il governo cerca di ridurre le possibili frodi, evitando di trasformare la detrazione nello spettro dell’assegno trasferibile, sempre in giro “di mano in mano” e mai nelle casse dello Stato.

Cessione del credito, solo una volta: la bufera degli operatori

L’emendamento, che come abbiamo detto sarà attivo dal 7 febbraio 2022, coinvolgerà anche i contratti già stipulati, annullando, di fatto, la validità di tutti gli accordi che non rispettano le nuove regole.

Per chi, invece, avesse già ceduto il credito, si applica la clausola secondo cui è prevista un’unica ulteriore cessione.

Nonostante la buona fede del Governo, che pare abbia introdotto i nuovi vincoli per mettere un freno alle speculazioni verificatesi fino ad oggi, le critiche da parte dei portavoce del mondo delle professioni non sono tardate ad arrivare.

Tra condizioni contrattuali totalmente stravolte e pianificazioni degli investimenti ormai nulle, c’è chi sostiene che questa manovra sia volta a scoraggiare l’utilizzo degli incentivi statali.

Le denunce di illegittimità giungono da tutti i lati.

Se da un lato l’Ance – l’Associazione Italiana Costruttori Edili – dichiara la contraddittorietà del chiamare un decreto “sostegni” quando di sostegno, questo provvedimento, non ha neanche l’ombra, dall’altro la Fondazione Inarcassa suggerisce misure diverse per prevenire gli illeciti, come, ad esempio, investire i General contractor di un ruolo chiave anche in questo ambito.

In ogni caso sono tutti concordi sull’impatto devastante che questa nuova condizione avrà su un mercato, che è già di per sé precario, e l’inevitabile reazione a catena che non risparmierà anche la crescita del Pil.

di Ludovica Russotti

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