Il premier Mario Draghi nel corso della riunione del 13 aprile scorso ha confermato ancora una volta l’intenzione di portare a termine nei prossimi anni la riforma del catasto.
Il tema è molto divisivo e ne avevamo parlato in questo articolo poche settimane fa. In effetti, fin da quando è stato posto sul tavolo ha sempre creato perplessità e ha dato origine a critiche e scontri tra i partiti. In particolare, grande contrarietà è stata espressa dal Centrodestra che ha definito tale riforma come “patrimoniale camuffata” e ciò ha portato a una situazione difficile, tanto che per ben due volte il Governo si è salvato grazie a un solo voto.
Un’operazione di trasparenza
Oggi l’atmosfera tra i partiti è decisamente più collaborativa e Draghi ha rassicurato tutti dicendo che la riforma del catasto è solamente un’operazione di trasparenza e non equivale a un aumento delle tasse sulla casa.
Il Ministro Daniele Franco ha dato mandato ai tecnici del Ministero dell’Economia e delle Finanze di lavorare a un testo alternativo: Palazzo Chigi ha voluto precisare che il punto centrale della riforma riguarderà la mappatura degli immobili, ma senza alcun riferimento ai valori di mercato e senza stralci.
Intanto il Centrodestra sta lavorando intensamente alle nuove bozze della riformulazione del testo della delega fiscale, prestando una particolare attenzione tanto alla mappatura degli immobili appunto, quanto al sistema duale, che potrebbe perdere la parte in cui si parla di aliquota unica e della fase transitoria attraverso due aliquote.
In vigore dal 2026
La riforma del catasto dovrebbe essere completata e quindi entrare in vigore nel 2026: lo scopo dichiarato del Governo è la realizzazione di un aggiornamento dell’archivio degli immobili, nonché il raggiungimento di una maggiore trasparenza.
Le perplessità della Lega sono legate al timore che a quella data, quando la riforma diventerà effettiva, il Governo possa poi mettere mano alla fiscalità legata alla casa e quindi determinare un aumento delle tasse.
Secondo il Governo Draghi questo rischio è escluso, in quanto all’articolo 6 del testo approvato dal Consiglio dei Ministri il 5 ottobre scorso si specifica che la revisione dei valori e delle rendite non sarà utilizzata per la rideterminazione delle basi imponibili dei tributi.
La discussione sui “valori di mercato”
Il punto più discusso del testo della riforma riguarda l’uso dell’espressione “valori di mercato”, alla quale Draghi non è disposto a rinunciare e su cui si basano le accuse rivolte al Centrodestra, che è perplesso sull’utilizzo di queste parole, di voler difendere l’evasione fiscale.
Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia, intervistato su Radio Uno Rai, ha spiegato che
Nella delega fiscale ci sono due punti che non vanno bene: uno è quello che viene chiamato sistema duale, l’altro riguarda la parte della riforma del Catasto alla quale siamo favorevoli, ma c’è una parte in cui si equipara il valore degli estimi catastali al valore di mercato, e questo blocca il mercato ed è prodromica all’imposizione di nuove tasse.
di Vincenza Formica
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