La presenza di ristoranti nei condomìni è legittima? Non si può dare una risposta univoca, dipende dal regolamento condominiale: redatto dal costruttore dell’edificio e approvato all’unanimità dai singoli acquirenti degli immobili, contiene per sua natura criteri stringenti da seguire. Vediamo insieme nel dettaglio quali sono le normative su questo fronte.
Occorre un divieto esplicito
Questo è quanto è stato stabilito dal Tribunale di Milano attraverso la sentenza del 9/2020 pubblicata il 3 gennaio del 2020. Nel caso preso in esame, il Tribunale si è trovato a dirimere una controversia legata alla segnalazione da parte di un inquilino, a causa del cambio di destinazione dei locali al piano terra del proprio condominio: non più adibiti a uso abitativo, ma diventati immobili commerciali con funzionalità ristorative. La disposizione presa sottolinea come sia indispensabile la presenza di un divieto esplicito all’interno del regolamento condominiale, che vieti l’esercizio di una specifica attività come quella di ristorazione. Non risulta invece essere sufficiente il divieto regolamentare di destinare gli spazi a uffici, sale da ballo, etc.
La sentenza sottolinea come le clausole limitative all’uso della proprietà debbano essere chiare ed espresse in modo inequivocabile. Nel caso in questione il Tribunale, infatti, ha sottolineato come il Regolamento non vieti espressamente l’esercizio di attività di ristorazione: la domanda di cessazione dell’attività è stata dunque respinta, anche alla luce del fatto che lo stesso regolamento autorizza in modo esplicito l’esercizio di laboratori nei locali posizionati al piano terra.
di Francesca Lauritano
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