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Taglio Irpef, la spiegazione delle nuove aliquote e il nodo privacy. Ecco di cosa si tratta

Il ministro dell’Economia Daniele Franco spiega le nuove aliquote, intervenendo a Telefisco.

“L’aliquota marginale effettiva per i lavoratori dipendenti ha una struttura più semplice e razionale – sostiene Franco – a 3 livelli: 23%, 34%, e 43%.” “la revisione del prelievo fiscale e del sistema fiscale deve essere parte integrante del processo di ripresa del nostro paese”, sottolinea il ministro.

Il riordino del sistema fiscale

La Legge di Bilancio ha destinato 1 miliardo all’intervento sull’Irap e 7 miliardi all’intervento sull’Irpef. Il riordino del sistema fiscale potrà essere perfezionato e completato durante l’esame del Parlamento. La legge di bilancio «ha ridisegnato gli incentivi del sistema produttivo», ricorda Franco. «L’orizzonte di medio periodo mira a fornire una cornice certa e ben definita, che renda più agevole per le imprese e per le famiglie pianificare i propri investimenti».

Il nodo privacy per la lotta all’evasione fiscale

Resta il nodo della privacy per una più ampia riforma del fisco che riduca fortemente l’impatto dell’evasione fiscale stimata di circa 110 miliardi all’anno.

Secondo il Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini «occorre trovare il giusto equilibrio, altrimenti il diritto del singolo prevarica quello della collettività a disporre delle risorse derivanti dal pagamento delle tasse. Negli ultimi anni la digitalizzazione ha permesso significativi passi avanti e il patrimonio di dati e informazioni di cui disponiamo consentirebbe risultati ancora maggiori. Ma se non siamo autorizzati a utilizzarli, la lotta all’evasione fiscale avrà sempre le armi spuntate: è come avere un bolide ma tenerlo parcheggiato in garage».

Il nodo privacy: i dubbi

Il nodo della privacy che ad oggi resta ancora spinoso verte sul permettere agli investigatori del fisco di indagare sulle transazioni finanziarie, sui piani di investimento in azioni e obbligazioni e sui risparmi. Oggi non è una pratica possibile perché violerebbe la privacy. Questo aspetto ha già impedito l’uso del redditometro, lo strumento con il quale il fisco determinava il reddito del contribuente in base alle spese effettuate nell’anno di imposta. L’accertamento del fisco scattava soltanto nel caso in cui la differenza fra quanto dichiarato e quello presunto era superiore al 20%.

La pseudoanonimizzazione dei dati: di cosa si tratta

Gli interrogativi sulla privacy sarebbero facilmente superabili se il ministero del Tesoro consentisse l’adozione di pseudonimizzare i dati dei cittadini. In pratica il codice fiscale del soggetto viene sostituito con un codice identificativo fittizio eliminando le informazioni che consentono l’identificazione (nome, cognome, data e luogo di nascita).

Se l’Agenzia delle Entrate ipotizza un possibile scostamento importante tra il dichiarato e lo stile di vita, quel conto finisce sotto la lente. Ma è coperto sempre da un codice alfanumerico. Nessuno sa, fino a quando c’è un’indagine in corso, a chi appartenga quel conto. Emerge solo se si sospetta un comportamento fraudolento incrociando gli indizi che arrivano anche da altre banche dati e da piattaforme social. Con questo sistema, si analizzerebbero meglio anche le transazioni delle partite Iva.

Ogni anno l’Agenzia delle Entrate fa 300mila accertamenti, considerando però che oltre l’80% dei piccoli contribuenti non viene analizzato.

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