Dopo un periodo decisamente complicato e tra discussioni che ruotano attorno al tema dell’adozione permanente o meno di modelli organizzativi basati sullo smart working, quali sono le condizioni del settore immobiliare degli uffici?
La fotografia arriva con la pubblicazione del Report Uffici di World Capital, relativo al primo semestre dell’anno. La prima metà del 2021 si apre con il segno positivo e vede un generale incremento dei canoni di locazione per gli agglomerati urbani sia in centro, sia nelle aree periferiche.
Nei primi sei mesi il comparto immobiliare direzionale si attesta dunque in buona salute, generando un clima di maggiore fiducia rispetto al 2020, con una conseguenze riduzione dei rendimenti.
Uffici in centro o nelle aree più periferiche? Cambia la domanda
Il Report Uffici mette inoltre in evidenza un trend particolarmente interessante. La pandemia ha infatti cambiato il paradigma localizzativo dando una spinta più vigorosa la domanda di suburban office.
Oggi le società si orientano sempre più su spazi delocalizzati dal centro (a fronte di canoni di locazione più accessibili rispetto al centro città), circondati da servizi pubblici di vicinato, immersi nel verde in modo da contribuire a una migliore qualità della vita dei lavoratori.
Il mercato italiano
La prime rent italiana si registra nella città di Milano, precisamente in centro con 595 €/mq/anno; segue poi la zona di Porta Garibaldi con 560 €/mq/anno. Anche il Centro di Roma si conferma location di appeal con un canone di locazione massimo di 470 €/mq/anno.
Valori più contenuti per la periferia che oscillano da un minimo di 100 €/mq/anno a un massimo di 270 €/mq/anno per la città meneghina e un range da 80 €/mq/anno a 240 €/mq/anno per la capitale.
Per quanto riguarda invece il tempo di vacancy, il trend risulta in discesa a Milano e Roma con una media di 6 mesi nelle zone centrali, mentre nelle altre città italiane si attesta in leggero aumento con il picco più alto di 18 mesi di sfitto registrato nella periferia di Padova.
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