Sono alti, quindi impossibili da non notare, e svettano sulle nostre città. Spesso ne diventano veri e propri simboli, eppure neanche loro sono immuni al tempo e alla vecchiaia. Stiamo parlando dei grattacieli, o “tall buildings” come sono definiti in gergo tecnico. Della loro situazione e del loro futuro si è parlato nel corso di un convegno internazionale che si è tenuto nella torre Unicredit, a Milano.
Il futuro dei grattacieli, l’età media è di 42 anni
Un viaggio alla scoperta dei grattacieli che disegnano gli skyline di tutto il mondo, ma anche del loro futuro. L’età media di questi edifici è infatti di 42 anni, dopo la quale possono presentarsi problemi di obsolescenza fisica o funzionale. La stima, riportata durante il convegno, è che circa un migliaio di grattacieli nel mondo hanno un’età compresa tra i 40 e i 60 anni. E presto saranno raggiunti nell’età della “vecchiaia” da altri duemila edifici. In Italia, ad esempio, il centro direzionale di Napoli include palazzi di ormai trent’anni.
Il futuro dei grattacieli, due strade da percorrere
Sono due, allora, le strade principali da percorrere per i grattacieli in età avanzata: rigenerazione oppure demolizione. Nel primo caso si riposiziona l’edificio sul mercato, mantenendo la funzione originaria e, riportandolo sugli standard di mercato. C’è chi, in questo caso, decide di cambiare destinazione d’uso, per esempio da direzionale a residenziale o alberghiero. A Milano il grattacielo Pirelli e la Torre Galfa (pronta a diventare edificio che integrerà un hotel con delle residenze) hanno percorso questa via. Quella della demolizione è invece un’opzione più complicata da percorrere: ci sono casi concreti, dagli Stati Uniti alla Cina, in cui il recupero economico del grattacielo risultava impossibile e allora si è proceduto alla sostituzione edilizia. Ma demolire e ricostruire richiede tempo: 4-5 anni per ognuna delle due fasi, fattore che va considerato e messo in relazione con il mercato.
Il futuro dei grattacieli, con il legno meno sprechi e cantieri più veloci
Un altro tema in vista del futuro è quello dei materiali: tradizionalmente si tratta di acciaio e calcestruzzo, ma durante il convegno si è parlato anche dell’uso del legno per le costruzioni verticali. Il legno, oltre ad essere riciclabile, comporta infatti un risparmio del 30% nelle emissioni di CO2 e un meno 40% negli sprechi. E, rispetto ad una costruzione tradizionale, permette di accelerare il cantiere anche del 20-25%.
di Giovanni Marrucci
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