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Mutui: come funzionano lo spread e i tassi applicati dalle banche?

Nel mercato dei mutui, quando si valuta la scelta tra i diversi tipi di tassi bisogna tenere conto del fattore incertezza. Dallo spread alla fine del programma di Quantitative easing della Banca centrale europea, gli elementi che influiscono sui tassi di interesse applicati ai mutui che stipuliamo per le nostre case sono molti e complessi.

Per comprendere al meglio la questione occorre distinguere tra due diversi tipi di mutui: quelli a tasso fisso, il cui parametro di indicizzazione di riferimento è l’Eurirs, e quelli a tasso variabile, per i quali occorre prendere in considerazione l’Euribor. Lo spread è il margine lordo che le banche chiedono su finanziamenti ipotecari a tasso fisso: gli istituti di credito guadagnano sui mutui proprio grazie a questo costo aggiuntivo che viene applicato al tasso base. Oggi lo spread applicato dalla maggior parte delle banche è pari allo 0,25%.

Secondo gli analisti, i fattori che motivano uno spread così basso sono molteplici: in primo luogo l’abbondante liquidità favorita dalle politiche della Bce negli ultimi anni; da non sottovalutare anche l’aumento della concorrenza nel settore: si è passati infatti da un sistema in cui lo spread era uguale per tutti gli istituti di credito alla situazione attuale di pricing differenziato. La conseguenza è stata l’abbassamento dei livelli di rischio delle operazioni di prestito per le banche. La domanda che molti addetti ai lavori si fanno a questo punto è: per quanto tempo ancora le banche potranno mantenere livelli di redditività così bassi?

di Giovanni Marrucci

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