Correva l’anno 2008. Il sistema finanziario mondiale era sull’orlo del baratro e il principale responsabile sembrava essere il business dei mutui subprime, tanto amati dalle banche statunitensi. Le quali non si limitarono a concedere prestiti a debitori potenzialmente “a rischio”, ma attivarono anche un processo di “securisation”, cioè l’impacchettamento dei prestiti immobiliari in titoli vendibili sul mercato, i cosiddetti “Asset Backed Securities” (Abs), all’interno dei quali c’erano anche le obbligazioni garantite dai mutui sulle case. Dopo un decennio di calma, adesso i subprime stanno tornando alla ribalta grazie alla tecnologia che ha reso possibile l’avvento dei Bitcoin e di altre criptovalute: la blockchain.
La tecnologia dei Bitcoin al servizio dei mutuiCome si intuisce dal nome, la blockchain è un sistema che registra le transazioni che avvengono all’interno della Rete, eliminando la necessità di terze parti. Le informazioni vengono verificate e inviate al successivo “nodo” del network, creando così una catena di blocchi. Un gruppo di grandi banche, fra cui Credit Suisse e Us Bancorp, ha testato la blockchain proprio per gestire le cartolarizzazioni dei prestiti, ottenendo un risultato positivo. Pamela Johnston e Tim Davis di PwC hanno così commentato l’esperimento: «La blockchain rappresenta un ottimo sistema per monitorare ogni singolo componente del titolo cartolarizzato, ma anche per validare tutte le transazioni immediatamente e automaticamente, con piena trasparenza e tracciabilità». Una tecnologia di questo tipo avrebbe probabilmente evitato la crisi del 2008, anche se la strada che porterà la blockchain a garantire ogni transazione è ancora lunga. Tuttavia, è abbastanza sicuro che ci troviamo di fronte a una vera rivoluzione per il futuro dell’economia. di Laura Fabbro
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