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Casa vegana: la nuova frontiera dell’ecosostenibilità

Attenzione all’ambiente e sostenibilità oggi non sono più sufficienti: le nuove frontiere in tema di ecologia edilizia vanno nella direzione di una casa vegana. Scopriamo insieme le ultime tendenze e i consigli di arredamento per chi desidera abitare una casa cruelty free. Perché ora essere vegani non è più solo una scelta sul cibo da portare in tavola.

Scegliere una casa vegana: che cosa significa

Si tratta di una tendenza – quella di prediligere per la propria abitazione soluzioni certificate e create senza l’impiego di sostanze che derivino dal mondo animale – ormai affermata a livello globale e che sta prendendo piede anche nel nostro paese.

Quindi alla continua crescita nel numero di coloro che scelgono di vivere senza sfruttare risorse animali si affianca una profonda trasformazione dello spazio abitato, orientato verso l’adozione di case ecologiche e soprattutto vegane.

Più concretamente abitare in una casa vegana significa abbandonare tutti elementi, spesso di arredo, di derivazione animale. Perciò addio a divani in pelle, imbottiti e piumini in piuma d’oca, per esempio; e benvenute le fibre di origine vegetale, magari ottenute da particolari lavorazioni di frutta o altre coltivazioni.

Il grande potenziale dell’arredamento vegano

A livello internazionale ci sono numerosi esempi di case ecologiche vegane, come la Vegan House di Ho Chi Minh in Vietnam (costruita riciclando solo vecchie finestre) o l’abitazione dell’influencer Suszi Saunders a Londra.

Vegan House – Block Architects – photo Quang Tran

La scelta di soluzioni cruelty free e vegane non riguarda solamente produzioni di nicchia, ma oggi si trovano possibilità un po’ per tutte le tasche, comprese quelle offerte da marchi noti come Zara Home e Ikea, giusto per fare un paio di nomi.

Vegano inoltre non è solo sinonimo di naturale, come nel caso del Cassina Lab che ha messo a punto una collezione di divani creati con un’innovativa fibra ottenuta da Pet, al 100% riciclata, che arriva da Paesi in via di sviluppo. Via anche all’uso di lino, bambù, canapa, igusa, abaca e rafia, ma anche di plastiche riciclate.

di Francesca Lauritano

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