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Evergrande, “il mercato cinese rischia. Ma non ci sarà per forza un effetto domino”

Ogni mossa è sotto la lente di ingrandimento degli osservatori internazionali: la crisi del colosso immobiliare cinese Evergrande, con un debito di circa 300 miliardi di dollari, ha suscitato non pochi timori. Se l’azienda non riuscirà a ripagare i suoi debiti a breve termine, si prospettano scenari difficili (per non dire catastrofici) per il mercato immobiliare cinese. Che potrebbe crollare, trascinando con sé l’economia nazionale e non solo: lo scenario peggiore è l’innesco di una sorta di effetto domino, esteso ben oltre ai confini nazionali.

È difficile immaginare che cosa accadrà nei prossimi giorni. Così come è complicato prevedere quali saranno le prossime mosse del Governo cinese, il sorvegliato speciale nell’affaire Evergrande: se e come interverrà per aiutare il gigante immobiliare a uscire dalla crisi?

Puntando la luce dei riflettori sul mercato occidentale, le domande senza una risposta certa restano numerose. Al momento rimangono dubbi e perplessità sulle potenziali ripercussioni del tracollo dell’azienda sul settore immobiliare-finanziario. Abbiamo quindi chiesto a Carlo Giordano, Amministratore Delegato di Immobiliare.it, quali scenari potrebbero aprirsi con la crisi (o il fallimento) di Evergrande.

Serve prudenza. Ma il rischio è confinato

“Tutta la vicenda legata a Evergrande va seguita con attenzione. Un paio di anni fa avremmo pensato che un caso di questo genere, anche se di proporzioni colossali, sarebbe rimasto entro i confini della Repubblica Popolare: un problema cinese e solo cinese, che riguarda il loro mercato immobiliare, distante e scarsamente correlato al nostro. Ma la pandemia ha insegnato che i contagi sono in grado di diffondersi con molta più facilità di quanto si credeva possibile. Anche nel caso di contagi finanziari” commenta Giordano.

“È quindi bene tenere alto lo stato di allerta. Ma ciò non toglie che il parallelismo spesso evocato in questo giorni – quello del crack di Lehman Brothers – sia poco ortodosso” prosegue Giordano. “Innanzitutto perché Lehman era una banca di investimento. Evergrande è invece prima di tutto e principalmente una società immobiliare, che tra le cause della sua crisi deve scontare l’errore di aver investito eccessivamente in un mercato dove la domanda poi non si è più concretizzata. È un errore, quest’ultimo, che l’Europa ha già commesso. E che ha già anche scontato: ora siamo nelle condizioni di non ripeterlo più”.

“L’eventuale fallimento di Evergrande avrà certamente delle ripercussioni pesanti su alcune realtà. Ma al momento l’ipotesi di una crisi profonda anche sui mercati occidentali sembra abbastanza lontana” conclude Giordano.

Chi è Evergrande, il colosso cinese dell’immobiliare

I numeri di Evergrande sono impressionanti. A partire dal primo e più “eclatante”, quello del debito di circa 300 miliardi di dollari. Ma oltre a questo va ricordato il gigante (è dichiarato proprio sul loro sito web) ha avviato oltre 1.300 cantieri in 280 città della Cina. Una realtà a cui è direttamente collegato il destino di 200mila dipendenti, e che contribuisce a creare un indotto che genera lavoro per più di 3,8 milioni di persone.

La società, fondata nel 1996, abbraccia anche altri settori, dalla produzione di veicoli elettrici all’intrattenimento (cinema, televisione, parchi di divertimento, una squadra di calcio tra le più seguite del paese), dalle assicurazioni al settore alimentare.

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