Grazie ai fondi del Pnrr pioveranno sulle città italiane quasi 2,7 miliardi di euro per la realizzazione di un totale di 31 Piani Urbani Integrati (PUI).
Questi Progetti di rigenerazione urbana hanno il compito di rivitalizzare l’economia e di migliorare le aree urbane degradate, in attuazione della linea progettuale “Piani Integrati – M5C2 – Investimento 2.2” del Pnrr”. Lavori che saranno aggiudicati nel prossimo 2023.
Ma cos’è la rigenerazione urbana?
L’esplosione demografica del dopoguerra ha gonfiato i centri urbani al punto da costruire in modo selvaggio nelle periferie.
I disagi, nel corso dei decenni si sono manifestati soprattutto nella carenza di servizi efficienti in rapporto alla densità abitativa dei quartieri periferici, disseminando qua e là vere e proprie bombe sociali.
Per questo, già dagli anni ’90, con la chiusura dei grandi cantieri di edilizia popolare, si è avvertita l’esigenza di rimodulare il concetto di urbanistica delle principali aree metropolitane, spesso abbandonate e prive di servizi.
L’edilizia, gli indici di urbanizzazione e i servizi pubblici
Il rapporto tra indice di urbanizzazione e qualità dei servizi è un parametro obbligatorio oggi. I volumi di costruzioni e immobili devono corrispondere a servizi per i cittadini e infrastrutture sempre più efficienti e a norma.
Piazze, piste ciclabili, centri ricreativi, zone pedonali, illuminazioni e impianti eco sostenibili, opere efficientate: tutti questi servizi realizzati attraverso gli oneri di urbanizzazione, oggi sono obbligatori quando si aprono i cantieri edilizi.
Come avviene la rigenerazione urbana
Per le zone invece già svantaggiate o degradate, edificate in passato, occorrono appunto dei piani di rigenerazione urbana, ovvero un insieme di azioni volte al recupero e alla riqualificazione di uno spazio urbano.
Il processo di rigenerazione avviene tramite interventi di recupero a livello di infrastrutture e servizi, limitando il consumo di territorio a tutela della sostenibilità ambientale.
Rigenerare permette inoltre alla comunità di riappropriarsi e di rivivere nuovamente gli spazi rigenerati, con evidenti miglioramenti nella qualità della vita e nella sfera sociale, economica e ambientale.
La rigenerazione avviene attraverso il recupero minuzioso e creativo delle zone edificate in disuso o già degradate, riqualificandole nel rispetto della sostenibilità ambientale e incentivando l’uso di materiali eco-compatibili.
La rigenerazione urbana coinvolge più professionalità e attori sociali, poiché ha per obiettivo anche il miglioramento del contesto sociale e ambientale. Architetti, ingegneri, funzionari pubblici lavorano in sinergia con rappresentati di enti e organizzazioni sociali.
Gli strumenti normativi e gli 8,5 miliardi ai Comuni
Non a caso la rigenerazione urbana sta trovando un importante spazio nella legislazione nazionale e regionale.
L’ultimo tassello normativo risale al decreto legge numero 32 del 18 aprile 2019, il famoso decreto Sblocca Cantieri, recante “Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici”.
Un quadro normativo che intende anche rispondere alla futura esigenza di riduzione del consumo di suolo a favore della rigenerazione del patrimonio edilizio esistente incentivandone la razionalizzazione, promuovendo e agevolando la riqualificazione di aree urbane degradate.
La Legge di Bilancio 2020 ha sbloccato 8,5 miliardi di euro (da utilizzare entro il 2034) da destinare ai Comuni per progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale.
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