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Pechino vuole strappare all’Italia il record dei siti Unesco, ecco i dettagli sulla gara

La scorsa estate, a Fuzhou, ai nastri di partenza della 44esima riunione del Comitato dell’Unesco, Italia e Cina si presentavano appaiate: 55 siti a testa. La Cina riuscì ad aumentare il suo di 1, arrivando a 56: a ottenere il bollino Unesco fu l’antica città portuale di Quanzhou, “l’emporio del mondo” durante le dinastie Song (960-1279) e Yuan (1271-1368). Per l’Italia, invece, i riconoscimenti furono ben tre: i cicli pittorici del Trecento a Padova, Montecatini Terme e i portici di Bologna. Risultato finale: 58-56.

La gara tra Roma e Pechino era quindi finita con un netto sorpasso italiano. Per provare a recuperare lo svantaggio, ora Pechino ha cominciato a spingere per far si che l’asse centrale della capitale, e tutti gli edifici che ci sono intorno, entrino nella lista delle meraviglie del mondo.

L’asse centrale della città di Pechino: la storia della nomination

Sono 7,8 i chilometri che sono stati il cuore della Pechino imperiale – la linea che divide la città risalente alle dinastie Yuan, Ming e Qing – e che sono oggi l’arteria centrale della capitale odierna, da Yongdingmen (la Porta dell’Eternità) a sud fino alle Torri del Tamburo e della Campana a nord, passando per Piazza Tienanmen, la Città Proibita e Jingshan, la “Collina del Carbone” la cui costruzione risale XII secolo, voluta da Kublai Khan.

L’asse centrale venne iscritto per la prima volta nella tentative list dell’Unesco (la Lista propositiva) nel 2013. Da quel momento è partito un iter lungo e complesso, che poi si è trasformato in una candidatura vera e propria, stessa candidatura che adesso i media cinesi dicono essere arrivata nella fase finale. “La nostra bozza di candidatura è stata presentata per essere sottoposta a revisione ben prima del previsto”, ha annunciato oggi all’agenzia Xinhua Liu Hongchang, il portavoce dell’ufficio per il patrimonio culturale di Pechino.

La scorsa estate, infatti, la data entro la quale la zona avrebbe raggiunto tutti i requisiti necessari era stata fissata al 2030. Ciò è stato favorito anche dal piano triennale di restauro e tutela dell’area, irrobustito l’anno scorso con altri 48 progetti di protezione e conservazione, portati avanti facilitando anche la chiusura o il trasferimento di qualche negozio e residente della zona.

Una cooperazione rinnovata anche nel 2022

Per Roma e Pechino parlare di rivalità non è del tutto corretto. Anzi, i progetti di cooperazione culturale e gli eventi per preservare l’immenso patrimonio tra i due Paesi sono cresciuti negli ultimi anni. Il 2022 sarà poi l’anno della cultura e del turismo Italia-Cina dove sono previsti proprio gemellaggi tra i siti patrimonio Unesco

Certo, l’Italia non è un avversario facile da battere sul tema dei beni culturali e Pechino, di certo, non si vuole arrendere. Nel futuro spera, almeno, di riuscire finalmente a pareggiare i conti. Vedremo se la Cina, anche in questo campo, riuscirà a colmare il divario!

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