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Quale deve essere la distanza minima tra le case? Ecco cosa sapere

Nel 2021 il consumo di suolo in Italia ha raggiunto il valore più alto degli ultimi dieci anni. Edifici e infrastrutture hanno coperto un ulteriore territorio di 69,1 km quadrati (Dati Ispra).

In sinstesi, è come se un’altra città media delle dimensioni di Pavia si fosse aggiunta sulla mappa in un solo anno. Un paradosso se consideriamo che in 8 anni la popolazione italiana è diminuita di 1,3 milioni di persone e che molti edifici e case continuano a riversare in uno stato di abbandono, che potrebbero essere recuperati.

L’edificazione selvaggia del passato, senza alcun rispetto minimo della distanza tra fabbricati, è un problema risolto grazie alle normative e alle sanatorie. Le leggi sono state concepite per evitare agglomerati troppo vicini e lasciare anche libero spazio a servizi pubblici, parchi, aree verdi, marciapiedi, piste ciclabili.


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Ma qual è la distanza minima? A quanti metri corrisponde?

Gli spazi tra edifici rientrano in una materia disciplinata dagli artt. 873, 874, 875 e 877 del Codice Civile. L’art. 873 stabilisce che “le costruzioni su fondi finitimi, se non sono unite o aderenti, devono essere tenute a distanza non minore di 3 metri. Nei regolamenti locali può essere stabilita una distanza maggiore”.

La distanza di almeno 3 metri è stata ribadita in una sentenza della Corte di cassazione del 19 maggio 2016, la numero 10318.

In alcuni casi anche 5 e 10 metri

Tuttavia ci sono casi in cui sono obbligatori 5 metri. È la distanza che per legge impone chi edifica per primo in uno spazio non ancora edificato. Una misura adottata per garantire ulteriori spazi nel futuro e quartieri meno soffocanti.

Invece, quando è presente una parete finestrata, la distanza obbligatoria tra edifici antistanti deve essere di almeno 10 metri.

Distanza tra edifici: vanno considerati i balconi?

Una sentenza del Consiglio di Stato del 2016, la numero 5552, ha ribadito che i balconi possono non essere compresi nel computo delle distanze tra fabbricati, a patto che ci sia una norma di piano che lo autorizzi e che si tratti di balconi aggettanti e sporti.

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