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Un ufficio su tre non riaprirà mai più

L’emergenza sanitaria non è ancora finita, ma gli esperti si chiedono già come affronteremo il ritorno alla normalità. In modo particolare una domanda circola fra gli investitori immobiliari: rientreremo mai in ufficio, o lo smartworking diventerà una prassi abituale? E, in tal caso, che cosa succederà agli spazi rimasti liberi? Assisteremo anche in Italia a quello che si sta verificando nella Silicon Valley, dove i dipendenti delle aziende tecnologiche, ai quali è stato chiesto di lavorare da casa ancora per molti mesi, hanno lasciato in massa le proprie abitazioni per trasferirsi in località meno care? Vedremo le aree business delle grandi città svuotarsi come la City di Londra?

Il 30% degli spazi per l’ufficio rimarrà libero

Una risposta l’ha fornita Alessandro Profumo durante il meeting di Cl a Rimini: secondo l’amministratore delegato del gruppo Leonardo circa il 30% degli spazi ora occupati dagli uffici si libererà, con inevitabili conseguenze sul mercato immobiliare. Anche se i lavoratori rimarranno a casa solo due giorni alla settimana e sebbene alcune mansioni siano danneggiate dalla mancanza di scambi con i colleghi, l’assetto organizzativo degli uffici dovrà cambiare in modo drastico.

Il legame con il luogo di lavoro va conservato

Più cauto è il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo, intervenuto a sua volta a Rimini, secondo cui lo smartworking non è l’unica soluzione che si prospetta e non deve essere enfatizzato a tutti i costi perché, come faceva notare anche Profumo, a volte non è realmente “smart” e può creare dei problemi. L’ideale sarebbe quello di trovare una mediazione, così da «conservare il legame con il luogo di lavoro».

di Laura Fabbro

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