Come valutare oggi, ad aprile del 2021, il settore delle aste giudiziarie telematiche? Con fiducioso ottimismo, quello di chi si trova davanti a una innovazione considerevole per il settore? Oppure con mesta consapevolezza, quella di chi sa che la strada da percorrere è ancora lunga? Le domande sono lecite sotto molti punti di vista. E la risposta, come spesso accade, si trova circa a metà strada tra i due estremi.
Vantaggi teorici e ostacoli reali delle aste online
Va condivisa innanzitutto una riflessione sul mondo immobiliare, forse più impermeabile rispetto ad altri al progresso tecnologico: i virtual tour di una casa e visite da remoto sono diventati meccanismi di esplorazione più famigliari solo di recente, grazie anche all’anno di lockdown e di restrizioni che forse ci stiamo lasciando alle spalle.
Il particolare contesto sociale e storico a cui è appena accennato apre inoltre a una seconda considerazione, che riguarda una possibile “accelerazione” delle aste giudiziarie telematiche proprio in virtù (o per colpa) delle contingenze con cui tutti abbiamo ancora a che fare. Detto in altre parole: partecipare da Milano a un’asta per un immobile che si trova a Roma è un innegabile vantaggio in tempi di chiusure regionali o di spostamenti fortemente sconsigliati per il rischio di contagio.
Eppure, i nodi da sciogliere sono ancora molti: se a livello teorico i benefici di una partecipazione da remoto sono indiscutibili, nei fatti ci si scontra con una realtà diversa, impaludata nelle formalità della burocrazia e degli errori, spesso inaccessibile per gli stessi addetti al settore.
Dalle aste con incanto a oggi: la via della semplificazione
Procediamo con ordine. Prima dell’entrata in vigore della legge nr. 132 del 2015 si poteva partecipare alle aste o con incanto o senza incanto. La nuova normativa ha previsto invece l’eliminazione della prima modalità, consentendo la partecipazione all’asta esclusivamente tramite la procedura senza incanto.
Non solo: è stata infatti introdotta anche un’altra importante novità, che prevede la possibilità di partecipare con un’offerta più bassa – fino a un massimo del 25% – della base d’asta. Gli interventi del Legislatore avevano l’evidente finalità di rilanciare le esecuzioni, accorciandone significativamente i tempi. Ed è questo il quadro normativo di riferimento in cui si è arrivati, nel 2018, all’istituzione delle aste telematiche.
La digitalizzazione delle esecuzioni è quindi parte di una storia molto recente, che ha sempre avuto come direttrici le volontà di semplificazione e di aumentare la partecipazione pubblica; ma che ha avuto già il suo drammatico stop.
Come ho già sostenuto, all’interno di questa linea cronologica il 2020 è da considerarsi alla stregua di un timeout forzato, in cui la sospensione straordinaria delle esecuzioni ha pressoché congelato qualsiasi valutazione. Tanto è comunque bastato per cercare di trarre un bilancio e soprattutto per valutare su quale rotta muovere i prossimi passi.
Chiarezza e sicurezza, le condizioni irrinunciabili per un sistema efficiente
Da un lato le aste telematiche hanno sicuramente contribuito ad accorciare i tempi delle esecuzioni; dall’altro hanno dato la possibilità di rivolgersi a un pubblico di potenziali acquirenti molto più vasto.
Eppure si è ancora lontani dal poter definire il processo di partecipazione come lineare, comodo e, in definitiva, semplice. La democratica accessibilità rimane una chimera ancora da catturare. I cosiddetti “nativi digitali” sono oggi ancora lontani dalla partecipazione ad aste giudiziarie; e il target di riferimento ha un’età media di circa 47 anni.
Semplificare le modalità di accesso eliminando i lacci burocratici che ancora oggi ostacolano la digitalizzazione dei processi non è solo auspicabile, ma necessario.
In questo senso il modello a cui tendere non è solo quello americano – da sempre e per sua stessa natura più competitivo – ma anche quello del libero mercato tout court, senza guardare con inutili timori o con apprensione a un eventuale affiancamento di soggetti privati ai pubblici organi di competenza.
Serve in maniera sostanziale lo sviluppo di un modello più snello e fruibile, in cui la richiesta di una firma digitale, a voler citare un esempio banale, non sia un ostacolo insormontabile. In definitiva, serve un quadro di chiarezza giuridica e di sicurezza procedurale, in cui gli offerenti non siano scoraggiati dalla mancanza di informazioni o di riferimenti precisi che oggi invece ancora pervade gli stessi addetti alla giustizia.
Valutare l’istituzione delle aste giudiziarie telematiche come un traguardo raggiunto sarebbe un errore di prospettiva. Si tratta sicuramente di un passaggio importante e da superare, tenendo sempre a mente che su 140 tribunali italiani soltanto pochi tribunali hanno istituito aste online sin dal primo minuto.
di Mirko Frigerio
Founder Executive Vice Chairman NPLS RE SOLUTIONS
Chairman ASTASY AGENCY
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