La cooperativa sociale milanese Il Giardinone, in collaborazione con il Politecnico di Milano, ha dato vita a Coffeefrom, un nuovo materiale a base biologica realizzato con i fondi di caffè riciclati di origine industriale. Un progetto che coniuga alla perfezione sostenibilità, versatilità e innovazione, mantenendo sempre inalterate le proprietà e il sapore di una bevanda dalla storia millenaria. Vediamo di seguito i dettagli di questo progetto 100% Made in Italy.
Il caffè: ecco qualche dato
Ogni anno nel mondo si producono indicativamente 9,5 tonnellate di caffè e se ne consumano circa 660 miliardi di tazze. Dalla lavorazione derivano 20 milioni di tonnellate di polvere umida parzialmente esausta che, in generale, viene considerata un rifiuto e pertanto smaltita. Da qualche tempo a questa parte però, in un’ottica di economia circolare, si tende a dare una nuova vita a questo materiale. Ed è proprio quello che ha fatto la cooperativa, con la realizzazione di una tazzina da caffè che proviene dal caffè.
Trasformare lo scarto inutilizzato in materia vergine
L’idea sulla quale si basa il progetto di Coffeefrom è proprio questa, ovvero quella di trasformare lo scarto che altrimenti verrebbe smaltito in una materia vergine e versatile, da utilizzare per creare delle nuove tazzine, che mantengono il gusto inalterato.
Gli obiettivi per il futuro
Laura Gallo, presidentessa della Cooperativa, commenta così il progetto: “Oggi la percentuale di fondo di caffè nel materiale Coffeefrom così come in ogni tazzina è di circa il 15%, l’obiettivo è aumentarla notevolmente, per utilizzare quanto più materiale organico esausto possibile, sostituendo così l’utilizzo di materie prime altrimenti provenienti dall’altra parte del mondo”.
Un progetto non solo ambientale ma anche sociale
Coffeefrom presta non solo particolare attenzione all’ottimizzazione delle risorse ma anche al sociale, offrendo nuove opportunità lavorative ai soggetti emarginati, come spiega la presidentessa della Cooperativa: “Lavoriamo per ridare dignità attraverso il lavoro a persone che non riescono a trovare altre soluzioni di inserimento”. Prosegue: “I risultati sono molto interessanti e in fase di avviamento c’è anche un’altra linea di ricerca. Ma ritengo che l’aspetto più importante di quello che stiamo realizzando sia questo processo di contaminazione tra filiere e l’introduzione dei temi sociali e ambientali nelle loro prassi”.
di Letizia del Nero
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