Se amate l’avventura, il fascino noir, avete tanta voglia di esplorare luoghi misteriosi, allora il Cimitero dei burci fa il vostro caso. Oltre ai numerosi orridi presenti nel Nord Italia, gole rocciose e paludose per gli amanti del fascino alla Twin Peaks, esiste quest’area archeologica in provincia di Treviso, nel Veneto, in un’ansa del fiume Sile. Si chiama Cimitero dei burci perché in questo luogo, sempre aperto e visitabile, sito nel Parco naturale regionale del fiume Sile, sono stati censiti 19 relitti di imbarcazioni tradizionali da trasporto. Appunti i burci.
Cosa sono i burci?
Il bùrchio o bùrcio è una grossa imbarcazione da carico in uso nella laguna di Venezia.
Si tratta di un battello di grandi dimensioni dal fondo piatto per poter navigare agevolmente nei bassi fondali della laguna.
Realizzato tradizionalmente in legno, presenta una lunghezza variabile tra i 20 e i 35 metri con un pescaggio massimo di 2 metri.
Per secoli è stata l’imbarcazione di trasporto merci più utilizzata per il traffico fluviale e lagunare. Oltre alla propulsione a vela, viene spinto da remi o grosse pertiche. In passato era anche trainato da argani o funi nei tratti fluviali appositamente attrezzati.
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Le sagome oscure dei relitti
Come sagome riaffiorano dalle oscure paludi e rievocano i tratti più tradizionali veneti. Allo stato attuale i ricercatori hanno rinvenuto 3 gabarre, 5 burci, 2 comacine, 2 burci modificati con prua a specchio per escavazione, 3 batei, 1 topo, 1 barchetto.
Ci sono anche 2 imbarcazioni di tipologia sconosciuta sotto l’attenzione di storici e di esperti. E magari andandoci scoprirete delle inattese sorprese.
Di questi 19 relitti censiti, sono stati recuperati i documenti originali di sole 3 imbarcazioni, la più antica delle quali è datata al 1937. I documenti rinvenuti hanno fornito dati rilevanti sulla vita di queste imbarcazioni e notizie sui loro armatori.
Solo ulteriori indagini archivistiche ed analisi tecnico/archeologiche potranno fornire elementi utili per datare gli altri relitti presenti nel sito.
Il Veneto più selvaggio e antico
Il fiume Sile è stato la via di collegamento principale tra l’area della Marca Trevigiana e Venezia, dal Medioevo fino all’epoca contemporanea. Vale anche la pena dare un’occhiata al Museo civico Luigi Bailo di Treviso, struttura che conserva numerosi reperti bronzei e fittili databili tra l’età del rame e all’età del bronzo, provenienti dalle escavazioni di ghiaia effettuate tra Casier e Sant’Antonino, che testimoniano una frequentazione del fiume sin da epoca preistorica.
Il trasporto fluviale prima delle strade moderne
Il trasporto fluviale di beni e merci sul fiume Sile è documentato già dall’età romana con opere di dragaggio, manutenzione e costruzione di approdi e banchine.
Vi è testimonianza di questa florida attività del passato anche in un documento del 1152 di Papa Eugenio III inviato al vescovo Bonifacio. L’utilizzo dei burci e di altre imbarcazioni da trasporto, continua ad essere documentato in Veneto regolarmente sino agli anni ’70 del Novecento, per essere poi soppiantato dall’avvento del trasporto su strada. Il Veneto fu l’ultima delle regioni italiane che abbandonò il trasporto fluviale.
Un percorso misterioso dal finale dolce
Al cimitero dei Burci imbarcazioni e vegetazione spontanea affiorano in superficie come degli scheletri o ritrovamenti fossili.
Qui, dove il tempo si è fermato, potrete intraprendere un cammino nella natura ancora non del tutto esplorata. Seguirete i passi della storia fluviale veneta, accompagnati dallo starnazzare delle anatre e degli uccelli acquatici che trovano il loro habitat ideale.
Un percorso libero nella natura che vi farà sentire protagonisti di una misteriosa poesia di Edgar Allan Poe che racconta di antichi pescatori e fantasmi ormai del passato, ma che qui sembrano aleggiare ancora o personificare le sembianze della fauna selvaggia presente.
Ma il finale vi sorprenderà. Infatti, dopo aver attraversato ponti, strutture industriali abbandonate, rapiti da scenari surreali vi ritroverete davanti alla Trattoria al Sile, dove poter consumare aperitivi e ottimi piatti di pesce locale d’acqua dolce. Un finale al languorino dopo un percorso ricco di suspance.
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