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Mercato immobiliare logistico: la parola chiave è sostenibilità

Si parla ormai senza timori di ripresa per il mercato immobiliare della logistica in Italia: la nuova edizione del Borsino Immobiliare della Logistica realizzato da World Capital in collaborazione con Nomisma e relativo al primo semestre dell’anno, ritrae un settore più resiliente e dinamico rispetto agli altri comparti, capace di mostrare segni di crescita nelle principali aree prime come: Milano, Roma, Firenze e Bologna.

Il nuovo trascina il mercato

Sono soprattutto le nuove costruzioni a registrare la maggiore crescita nei valori massimi dei canoni di locazione di alcune location prime, come per esempio Milano con 61 €/mq/anno, Genova con 67 €/mq/anno al Nord, Firenze con 71 €/mq/anno e Roma con 63 €/mq/anno al Centro e Napoli con 57 €/mq/anno al Sud.

Gli spazi maggiormente desiderati dagli operatori logistici sono le superfici comprese tra 5.000 metri quadri e 15.000 metri quadri, in netta crescita rispetto all’anno precedente (+12%).

Tra le prime location Milano, Roma, Napoli, Torino e Bari si attestano come le top 5 province per ampiezza del settore, espressa come presenza di unità locali attive. A incidere maggiormente sulla dimensione del settore della logistica immobiliare sono le aziende che si occupano di trasporto di merci su strada, i servizi di trasloco e le attività di supporto al trasporto.

L’importanza di sostenibilità e del mercato last mile

World Capital ha inoltre coinvolto i principali player del settore della logistica per analizzare il loro sentiment a fronte dell’impatto dell’e-commerce, mettendo in luce quali sono le principali caratteristiche ricercate dal mercato.

Ebbene, per il 38,1% del campione intervistato il livello di automazione del magazzino è classificabile come “importante” e per il 28,6% addirittura come “molto importante”. Preferenze che si uniscono a un altro dato di rilievo: il 66,7% degli intervistati preferirebbe optare per un immobile nuovo e sostenibile ma a un costo più alto rispetto a un immobile datato ma dal costo più basso.

In sintesi, gli operatori si sono rivelati pronti a investire per una politica più green e automatizzata e sono anche disposti a intervenire entro il breve-medio periodo, cioè entro due anni. Inoltre solo il 47,6% degli intervistati si è dichiarato al passo con le principali istanze ambientali: c’è ancora molto margine su cui migliorare.

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