Il livello di mortalità dipende anche dalla città in cui si vive: ecco quanto ha messo in luce un recente studio condotto dall’Institute for Global Health di Barcellona che si occupato di analizzare quanto l’accesso agli spazi verdi nelle aree metropolitane sia capace di influenzare la qualità della vita.
Le premesse della ricerca
La natura è importantissima per il benessere fisico e mentale: oltre a ridurre l’inquinamento ed eliminare l’anidride carbonica, le piante permettono di creare aree per la socializzazione gratuite, come parchi e giardini pubblici.
Una considerazione che ha addirittura spinto l’Organizzazione mondiale della sanità a redigere una serie di linee guida che prevedono che ciascuno abbia la possibilità di poter usufruire di uno spazio verde a una distanza dalla propria abitazione non superiore ai 300 metri e di un’estensione di almeno 5 mila metri quadrati.
La ricerca ha coinvolto ben 31 paesi a livello europeo, 978 città, 49 aree metropolitane e 169 milioni di abitanti. In linea generale le linee guida dell’OMS sembrano essere state applicate in rarissimi casi.
Verde e natura nelle città italiane
L’Institute for Global Health di Barcellona ha evidenziato come il mancato accesso a spazi verdi possa influire notevolmente sul livello di mortalità, stilando una classifica delle città a livello europeo.
A quanto pare è Trieste a guadagnarsi il primato della peggiore città green, seguita a ruota da Torino, che occupa il secondo posto, mentre al terzo c’è Blackpool negli UK. Per trovare altre città italiane basta scorrere un po’: Massa al 13esimo posto, Livorno al 15esimo e Napoli al 19esimo.
È necessario però fare una specifica per ciò che riguarda, per esempio, Triste perché è vero che la città presenta ampie aree verdi, ma queste si rivelano localizzate in punti non facilmente accessibili se si prendono in considerazione le linee guida dell’OMS.
di Francesca Lauritano
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