Come si sta evolvendo il mercato immobiliare italiano? A fare il punto ci ha pensato solamente qualche giorno fa l’Agenzia delle Entrate, con il rapporto “Statistiche catastali 2020” che si è occupato di delineare i vari aspetti delle unità immobiliari che sono state censite dal Catasto, dalla rendita catastale alla natura degli intestatari degli immobili.
Su lo stock e le rendite. Uffici in controtendenza
Numeri alla mano dunque: secondo i dati contenuti dal rapporto, per il 2020 risultano complessivamente quasi 76,5 milioni di unità immobiliari. Di questi, l’80% corrisponde alle categorie catastali A e C, ossia abitazioni, uffici e immobili commerciali come box, negozi e tettoie.
Inoltre, sempre in riferimento al totale, l’85% degli immobili presenta una rendita catastale, appartenendo alle categorie A, B, C, D ed E, ossia abitazioni e uffici, edifici a uso collettivo come caserme e scuole, immobili commerciali come box, negozi e tettoie, immobili industriali, immobili speciali
Le restanti unità corrispondenti fanno parte della categoria F, ossia gli immobili censiti al solo scopo di inventario, dei cosiddetti Beni comuni non censibili (ovvero unità di proprietà comune).
Più in generale, l’unico segmento che segnala una contrazione rispetto a quanto era stato registrato nel 2019 è quello della categoria catastale A/10 (uffici e studi privati), sia per ciò che riguarda la numerosità sia per ciò che riguarda le rendite, che vede una riduzione rispettivamente del -0,4% e del -0,6%.
Chi sono gli intestatari
Sul fronte degli intestatari le statistiche dell’Agenzia delle Entrate evidenziano una prevalenza delle persone fisiche, specialmente per ciò che riguarda la categoria A (a eccezione della A/10) e la categoria C, con un’incidenze minore ma pur sempre maggioritaria nella categoria F. In linea generale le persone fisiche intestatarie di immobili corrispondono all’88,5% del totale.
di Francesca Lauritano
Questo post Statistiche catastali 2020, lo studio dell’Agenzia delle Entrate é pubblicato da Immobiliare.it.