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Truffa sui crediti di imposta fa perdere allo Stato 2 miliardi di euro del Superbonus

“Fatta la legge, trovato l’inganno” recita un famoso detto nostrano. Questo modo di dire però molto spesso si applica alla realtà e non solo per quanto riguarda i comuni cittadini. Spesso a goderne infatti sono i circoli della criminalità organizzata. Circa 2 miliardi di euro sono finiti nelle mani sbagliate, dirottando su conti correnti esteri o investiti in criptovalute. In questo modo, il denaro destinato ai rinnovamenti edilizi dei condomini e delle unità immobiliari sono diventati difficili da rintracciare e sono ormai dati per persi.

Che cosa è successo secondo le ricostruzioni

Sono ora in corso degli accertamenti per capire come tutto questo sia potuto succedere. È infatti venuto a galla un piccolo microcosmo malavitoso: nel dettaglio, è stato rilevato un sistema che ha permesso che il 50% di 4 miliardi finissero nelle mani sbagliate sotto forma di crediti fittizi. Una parte sono stati salvati dall’amministrazione finanziaria, limitando il danno. Però una grossa parte degli aiuti che spettavano ai cittadini sono stati sottratti dai circoli mafiosi.

Come è stato strutturato questo tipo di truffa

Nello specifico si è scoperto che venivano richiesti i fondi per dei lavori che poi effettivamente non si sarebbero concretizzati. Questi venivano rimbalzati da società in società fino ad arrivare a persone fisiche in modo da disorientare le ricerche il più possibile, nascondendone l’origine. Per effettuare questa operazione si sono avvalsi del meccanismo della cessione dei crediti di imposta. Queste organizzazioni malavitose hanno sfruttato a proprio favore l’articolo 121 del Decreto Legge Rilancio varato nel 2020. Questo, prima della pronta modifica messa in atto da Sostegni-ter, permetteva un ampio margine di operazioni concernenti sia l’acquisto che la vendita dei crediti.

La scoperta che ha fatto subito scattare un allarme

A far sorgere dei dubbi è stata la nascita improvvisa e concomitante di tante nuove società che promettevano su internet, con l’utilizzo soprattutto dei social media, delle monetizzazioni facili e veloci sui crediti di imposta. Queste secondo gli esperti potrebbero essere un modo per poter riciclare delle entrate ottenute in maniera del tutto illecita.

di Francesca Pozzo

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